Disarmare le parole sui social

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Di Fabio Massa
Dobbiamo disarmare le parole per disarmare le menti. Bellissima. Il Papa malato ci offre una frase bellissima. E nessuno può dirsi innocente. Nè i populisti, perché il popolo da millenni odia odia odia. Nè le elite, che odiano anche loro il nemico ideologico, e spesso odiano il popolo. Nè la destra, che dei tanti nemici tanto onore ha fatto un tratto identitario. Nè la sinistra, che odia la destra e tutto quello che è di destra anche quando col fascismo non c’entra niente.
La verità è che la gente – nel suo complesso – legge di più, e scrive di più. Ma legge porcherie, ragli di asini verso il cielo, scoregge sparate nello spazio social da influencer che nascono e muoiono come falene tossiche. E scrive porcherie, commenti di analfabeti funzionali anche quando hanno due lauree e odiano con l’ausilio di numeri e statistiche. In mezzo ci sono i media, in questo sistema di violenza verbale. Che riprendono gli influencer di cui sopra, perché il sistema editoriale è debole e suddito, perché la forza dei numeri sta dalla parte di chi raglia e non di chi riflette. Anche perché spesso chi riflette è talmente antipatico che se mai passasse davanti a uno specchio che rifletta veramente la sua immagine si farebbe schifo da solo.
Bisogna disarmare le parole per disarmare le menti. E accettare che magari si può anche pensarla diversamente senza per forza essere una zecca comunista o un pericoloso fascista. Accettare – cosa che ho già scritto più volte – che se tutti i giornalisti mentono, tutti i giudici condannano ingiustamente, tutti gli avvocati fanno condannare, tutti gli idraulici ti fregano sulla fattura, tutti i commercialisti fanno evadere le tasse, tutti i politici rubano e via dicendo, non si salva più nessuno, neppure il pirla che pensa di essere meglio di tutti gli altri.

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