A Milano nascono le case di quartiere: inaugurati i primi 3 presidi

In occasione del Forum del Welfare, vengono oggi ufficialmente inaugurate quelle di via Crescenzago 56, di via Val di Bondo 13 e di via delle Forze Armate 318. Ma la rete complessiva potrà contare su oltre 60 presidi sul territorio

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Nascono a Milano le Case di Quartiere, nodi di una rete inclusiva e integrata che offre opportunità di benessere per le persone di tutte le età. In occasione del Forum del Welfare, vengono oggi ufficialmente inaugurate quelle di via Crescenzago 56, di via Val di Bondo 13 e di via delle Forze Armate 318. Ma la rete complessiva potrà contare su oltre 60 presidi sul territorio che rappresentano l’evoluzione e il potenziamento dei 29 centri socioricreativi culturali in capo alla Direzione Welfare e Salute e dei 35 Centri aggregativi multifunzionali (CAM) in capo alla Direzione Municipi che amplieranno le loro funzioni e integreranno servizi diversi, dedicati agli anziani, alle famiglie e ai giovani. Un risultato reso possibile grazie a due percorsi di coprogrammazione e coprogettazione che hanno visto la partecipazione attiva degli enti del Terzo settore, dei nove Municipi e di tutti gli stakeholders. Tra i risultati di questo iter, il trasferimento all’interno dei centri socioricreativi culturali dei venti spazi WeMi, il progetto nato nel 2016 per offrire servizi di welfare alle famiglie. L’obiettivo è di proseguire con il processo di integrazione includendo, nel breve e medio periodo, nella rete delle Case di Quartiere anche le Case delle Associazioni, il Centri di aggregazione giovanile (CAG), i Centri Milano Donna, in modo da avere un sistema di presidi eterogenei e diffusi, nell’ottica di un vero e proprio welfare territoriale.

Le Case di quartiere – afferma l’assessore al Decentramento e Piano Quartieri Gaia Romaninascono per valorizzare le risorse territoriali all’interno di una cornice unica che ha però il merito di erogare servizi differenziati e tarati sui bisogni di ogni persona, famiglie, bambini e anziani. L’evoluzione di questi luoghi arriva a valle di un percorso di coprogettazione, durante il quale si sono seduti al tavolo interlocutori diversi, associazioni, cooperative, cittadinanza e Municipi, che insieme hanno elaborato soluzioni innovative, condividendo criticità e punti di forza. Queste nuove case pubbliche rappresentano la risposta ad una domanda di aggregazione che arriva dalle cittadine e dai cittadini, che hanno voglia di riscoprire la Milano dei quartieri e trovare dei presidi di contrasto all’esclusione sociale per una società delle persone”.

Il welfare di prossimità che vogliamo costruire – dichiara l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolédeve poter rispondere alle esigenze di tutte e tutti, ma anche superare la frammentazione delle risposte a cui abbiamo assistito in questi anni. L’analisi demografica ci consegna una verità senza appello: la solitudine è una condizione trasversale che riguarda tutte le età e creare opportunità di incontro, non solo tra pari ma anche all’insegna dell’intergenerazionalità, può rappresentare un’occasione per superare una situazione che rischia di diventare cronica e patologica. Per farlo, c’è bisogno di un’alleanza tra il pubblico e il privato sociale e con le Case di Quartiere facciamo certamente un passo in quella direzione”. Secondo i dati illustrati dal direttore del Cergas dell’Università Bocconi Francesco Longo in apertura del Forum del Welfare, nel giro di venti anni (dal 1999 al 2023) c’è stato a Milano un importante aumento dei nuclei monocomponenti (si è passati dal 45% al 57%). La condizione di solitudine riguarda sia gli over 80 (il 60% dei nuclei di questa fascia d’età è monocomponente) che gli under 35 (l’80% dei nuclei di questa fascia d’età è monocomponente). A questo si aggiunge che, per motivi diversi, una fetta significativa della popolazione anziana e di quella più giovane è composta da persone non autosufficienti: il 25% degli over 65 ha bisogno di assistenza, mentre molto spesso i giovani non sono economicamente autonomi. “Da qui – concludono gli assessori – la necessità di rendere i servizi che favoriscono la socialità non solo più vicini, ma anche inclusivi, aperti e intergenerazionali, in modo da stimolare un contatto e, auspicabilmente, una logica di auto mutuo aiuto. Le Case di Quartiere ambiscono ad essere proprio questo: un punto di incontro per i cittadini di tutte le età, concentrando al loro interno servizi diversi”.

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