
Presidio di Libera a Milano davanti alla sede del Comune per esprimere solidarietà ai magistrati Marcello Viola, Procuratore capo di Milano, e Alessandra Cerreti della Dda che hanno ricevuto minacce di morte per l’indagine Hydra, sull’alleanza in Lombardia tra camorra, ‘ndrangheta e Cosa nostra. I due magistrati hanno partecipato ad un incontro con il sindaco Beppe Sala e la presidente del Consiglio comunale Elena Buscemi.
“Il presidio sotto la pioggia serve a manifestare solidarietà ai magistrati che hanno ricevuto minacce per le inchieste che stanno facendo, che stanno portando alla luce quello che è,
oramai, un dato consolidato della realtà di Milano e della Lombardia – ha spiegato Lorenzo Frigerio referente di Libera Lombardia -. Cioè un consorzio tra le più grandi organizzazioni
criminali, la torta è talmente grande che basta spartirsela, e questi soggetti lo stanno facendo oramai da decenni”.
“I milanesi sono consapevoli del reale pericolo rappresentato dalle mafie anche qui al Nord” ha sottolineato il sindaco Beppe Sala, intervenendo nell’aula del Consiglio comunale per esprimere la solidarietà della città al Procuratore capo di Milano Marcello Viola e al sostituto procuratore Alessandra Cerreti. “Sono due magistrati in prima linea e con questo incontro dimostriamo ancora una volta che non stiamo sottovalutando un problema che c’è – ha aggiunto -, non serve drammatizzare ma serve stare molto attenti”.
“Vogliamo che sia chiaro che le istituzioni milanesi sono tutte inequivocabilmente dalla stessa parte, che è la parte della gente per bene, di chi lavora per contrastare la criminalità organizzata e non solo, e dei magistrati oggetto di intimidazioni, ai quali manifestiamo la nostra solidarietà e vicinanza” ha sottolineato la presidente del Consiglio comunale di Milano, Elena Buscemi.
“Occorre un fronte comune per il contrasto a mafie e illegalità, che non può e non deve essere delegato solo alle forze di polizia, alla magistratura” ha spiegato il procuratore capo di Milano, Marcello Viola. “Il passato insegna che la lotta contro la mafia è troppo dura perché si possa essere in pochi a combatterla – ha aggiunto -, invece si può vincere se condivisa da tanti invece che delegata a pochi, esposti a rischi e fallimenti”. “Nello Stato, nella società civile, nelle istituzioni ci sono energie per far fronte comune – ha detto -. L’antimafia deve essere anche difesa dei diritti, dell’economia, della politica, della cultura, va fatta negli uffici giudiziari ma soprattutto nelle scuole, va fatta nelle famiglie, nelle chiese e in ogni forma di aggregazione sociale”.