Di Fabio Massa
Non si può non riflettere sulle parole di Beppe Sala, il sindaco di Milano che ormai è in aperta polemica con la segretaria del partito Elly Schlein. Non ci si illuda: non è uno scontro di poco conto, e non è uno scontro semplice, anche se Sala è un sindaco che va a concludere il suo secondo mandato e Schlein la segretaria più solida dopo le Europee da un bel pezzo a questa parte. Tutto il resto, correnti cattoliche, centristi, Ruffini eccetera, scalfisce Elly fino a un certo punto. Al massimo – questo sì, è da considerare – Schlein risente di un gruppo molto ristretto, che non apre al partito e che non apre il partito. Ma correnti o correntine, in politica contano i voti, e i voti dicono che i Dem non bastano a se stessi per vincere, ma non sono neppure messi male in termini percentuali. Dunque Schlein ad oggi è solida. Se lo sarà dopo l’opera di erosione iniziata adesso e che andrà avanti nei prossimi mesi dipenderà da lei.
Non ci si illuda neppure su Sala: ha una reputazione, soprattutto a Nord, per la quale può tranquillamente ingaggiare una battaglia col vertice, e potrebbe tranquillamente costruirsi una posizione nazionale , se solo si dotasse della pazienza necessaria, al di là degli affanni amministrativi che a Milano sembrano essere diventati enormi (questione urbanistica e Stadio sopra tutti), negli ultimi tempi. Ma che cosa dice Beppe Sala? Attacca sul terzo mandato, ma è pura tattica, di strategico non c’è niente. Alla gente del terzo mandato non interessa nulla. E prosegue sulla linea che è al centro che si costruisce il consenso per governare. In effetti, per Sala, è un gradito ritorno al passato, nel suo alveo, nel suo riformismo, fuori dalle divagazioni dei Verdi – che pure l’hanno tradito e accoltellato – e del socialismo radicale alla Sanchez e alla Schlein. E’ il ritorno a quel riformismo che ha sempre contraddistinto la sua opera e il suo governo e meno le sue dichiarazioni, che si adattavano a una sinistra che si è trasformata in forza d’opposizione ben prima di esserlo, opposizione. E quindi tutto bene, ognuno al suo posto di combattimento. Perché una lotta, par bene di capire, ci sarà. E non sarà necessariamente un male. Nè per il Pd né per il centrosinistra.