Di Fabio Massa
Una volta è un caso, due no. Piano piano, quasi in sordina, stanno emergendo i dettagli delle violenze sessuali di Capodanno a Milano. La parola importante è “sordina”, e mi viene in mente di quando Il Foglio come unico giornale raccontò la volta scorsa, poiché quei fatti erano coperti da un buonismo che intendeva “non scatenare il razzismo”. Intendiamoci: in ogni grande metropoli, purtroppo, la sicurezza è un problema e le violenze sono all’ordine del giorno. Non esiste una città del mondo dove non ci sia un problema endemico, dunque sistemico, dunque irrisolvibile in toto (ma mitigabile), di sicurezza. Potremmo dire che è tutto insito nella natura umana, ma sfoceremmo nella sociologia. C’è però qualcosa di inquietante nei dettagli di quanto è avvenuto per due anni, in piazza Duomo a Milano. Italiani di seconda generazione, o immigrati, di tradizione islamica, hanno violentato donne. Punto. Questo è e bisogna iniziare a dire le cose come stanno. Non si giustificano gli italiani quando compiono violenze, non si giustificano gli altri. C’è qualcosa di più inquietante però, in questi casi di Capodanno. C’è quello che sembra un inquietante modus operandi. Un gruppo di persone, legato dalla stessa estrazione, compie gli stessi atti. Di questo bisogna parlare. Senza razzismo, senza derive xenofobe, senza dire “devono tutti tornare a casa loro”. Ma bisogna parlarne. Così come bisogna parlare di quanto una certa cultura giovanile trap, fatta di testi orrendi, che raffigurano le donne come carne in movimento, influenzi i ragazzi e il loro modo di ragionare. Bisogna parlarne e bisogna parlarne senza avere il problema che se dici che quegli stupratori sono islamici ti prendono per razzista così come se dici che i testi di Tony Effe sono una porcheria sennò ti prendono per censore. A proposito di Tony Effe, sta già cominciando l’opera di redenzione che – sono pronto a scommetterci – avrà il suo compimento e coronamento a Sanremo. Visto che sono un vecchio rompipalle, non cambierà di una virgola la mia pessima opinione sul cantante in questione e sulle sue canzoni bestiali.