“La mia voce non pretende di arrivare a coloro che decidono il destino dei popoli, ma vorrei almeno raggiungere le persone di questa città per dire: c’è speranza anche per voi, che vi siete arricchiti con l’oppressione dei poveri o con ricchezze maledette ricavate dalle estorsioni, dall’usura, dalla droga, dal gioco. C’è speranza anche per voi che avete disprezzato la vita, spento il desiderio di vivere, di generare vita, di custodire la vita nelle donne, nei bambini, negli anziani: lo sguardo di Gesù vi chiama a praticare il rispetto di ogni vita, a costruire rapporti di solidarietà e di prossimità per riparare all’abbandono e alla indifferenza”. Si è conclusa con questo appello, che richiama quello già contenuto nel recente Discorso alla Città del 6 dicembre, l‘omelia che l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, ha pronunciato ieri in Duomo, durante la messa per la Giornata mondiale della Pace. Una celebrazione a cui monsignor Delpini mancava dal 2022, essendo stato assente da Milano negli ultimi due anni a causa di viaggi missionari all’estero. Alla messa erano presenti i rappresentanti delle confessioni cristiane non cattoliche presenti in città, riuniti nel Consiglio delle Chiese cristiane di Milano, che sono stati poi ricevuti in Arcivescovado dopo la celebrazione.
La pace è stato il filo conduttore della messa e della stessa omelia, in cui l’arcivescovo ha più volte citato il messaggio di papa Francesco per la Giornata Mondiale della Pace. La messa celebrata in Duomo ha concluso la marcia per la pace promossa come ogni anno dalla Comunità di Sant’Egidio. “Pace in tutte le terre” il titolo della manifestazione partita da piazza Santo Stefano, che ha fatto tappa nella chiesa di San Vito al Pasquirolo, dove pregano abitualmente gli ortodossi russi e ucraini e ha attraversato corso Vittorio Emanuele. Sono stati ricordati i Paesi del mondo che attendono la fine delle guerre e del terrorismo, dai dolorosi conflitti ancora aperti in Ucraina e in Medio Oriente all’allarmante ritorno della minaccia di un confronto nucleare. Il pensiero è andato ai tanti popoli ancora vittime dei conflitti e del terrorismo, ai profughi che rischiano la vita in mare e hanno diritto al soccorso. La pace si costruisce anche salvando e accogliendo chi fugge a causa della guerra. Per questo, alla marcia hanno partecipato molti migranti e, in questa occasione, Sant’Egidio ha invitato a vivere la vicinanza ai profughi nelle nostre città e ha ribadito la proposta concreta dei corridoi umanitari che hanno permesso l’arrivo in sicurezza di persone in fuga dall’Afghanistan, la Siria, la Libia, il Corno d’Africa, Cipro e dal campo di Lesbo in Grecia.