Solidarietà ai colleghi Nello Trocchia e Sara Giudice

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Di Fabio Massa

Solidarietà a due colleghi. Nello Trocchia e Sara Giudice, finiti sui giornali con l’accusa di aver molestato una terza persona in un taxi. Sara l’ho conosciuta giovanissima, figlia di Enzo, consigliere comunale di Forza Italia. Aveva avuto il coraggio di sfidare i vertici del partito. Durata poco: è diventata giornalista, andando a scavare di qui e di là come si deve per chi fa questo mestiere da cronista. Ci siamo persi di vista, chi ha smesso di fare il cronista sono stato io. L’ho rimessa nel radar proprio per questa storiaccia, subito rilanciata per una sorta di revanche politica. Dato che i due lavorano per testate chiaramente di centrosinistra o comunque non di centrodestra, tutta la stampa di destra ha voluto mettere in luce che chi aveva alzato il ditino, in effetti era sporco come tutti gli altri, in barba a quello che dovrebbe essere uno dei principi cardine della politica: non si usa la giudiziaria. Concetto difficile da far passare nella dura cervice della politica di oggi e di ieri, sempre alla ricerca di scorciatoie. Una volta usando la cronaca nera (femminicidi e reati da parte di immigrati, su parti contrapposte), una volta usando vicende estere (le elezioni in Francia, o in Uk, o in Spagna, per paventare maree rosse o ondate nere), praticamente sempre usando la giudiziaria. In questo caso, ai danni di due colleghi. Che sono stati archiviati, semplicemente perché non c’è stata nessuna violenza o abuso o altro. Sarebbe bastato aspettare e non mettere nel tritacarne le vite di due persone. Una modesta proposta: invece dell’educazione civica a scuola insegniamo il diritto. Chissà che non riusciamo a spezzare il circolo vizioso dal giustizialismo.

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