Il Rettore dell’Ateneo, professor Gianni Canova, ha letto la motivazione del conferimento del Diploma honoris causa: “Giulio Rapetti Mogol appartiene al novero, ristretto e particolarmente significativo, dei maggiori autori europei della canzone che, nel corso di un’intera esistenza dedicata a questa forma così tipica della musica contemporanea, hanno saputo sovente varcare il confine tra canzone e poesia per musica. Forma-canzone e poesia per musica sono di fatto generi simili e attigui, ma il contributo alla canzone apportato da Mogol dal 1960 ha presto travalicato i limiti commerciali e industriali del primo genere, per attingere, con una lunga serie di titoli di grande impatto e successo scritti per interpreti celebri, fra i quali Mina, Adriano Celentano, Bobby Solo, Fausto Leali, o, ancora, in coppia col cantautore Lucio Battisti, al novero della poesia per musica. Brani quali Una lacrima sul viso, Emozioni, I giardini di marzo, Acqua azzurra, acqua chiara, Fiori rosa, fiori di pesco, Canzoni stonate rappresentano di fatto, nella loro semplice ed emozionante forza evocativa, nei loro versi così efficacemente immaginifici e visionari, un grande contributo alla cosiddetta popular music urbana e all’identità sonora del nostro Paese”. Durante la Laudatio, il professor Stefano Lombardi Vallauri, musicologo e docente di Critica musicale e Musica e discografia alla IULM, ha spiegato che “L’autore di parole di canzone come Giulio Rapetti Mogol compie un lavoro specifico, non riconducibile a quello di nessun altro. Il lavoro – l’arte – dell’autore di parole di canzone consiste nello scrivere testi per musica e in questo è simile all’arte del librettista nel teatro d’opera, con la differenza che il librettista scrive parole che in seguito il compositore mette in musica, mentre l’autore di parole di canzone scrive le parole sopra una musica già composta dall’autore musicale. Inoltre – ha proseguito il professor Lombardi Vallauri – l’arte dell’autore di parole di canzone consiste nello scrivere testi per musica, ma non solo: sono parole per musica ma anche parole per una condotta vocale, per un preciso cantante che in quella canzone canta in una precisa maniera. La condotta vocale è una cosa sola con la musica e con il linguaggio, ma è anche qualcosa che, sul piano teorico e analitico va considerato a sé stante”.
La Lectio di Mogol è stata molto originale poiché ha messo in scena una parte dello spettacolo che porta in tour per il mondo, Pensieri e parole, insieme a Giuseppe Barbera (piano e voce) e a Massimo Satta alla chitarra: sono stati eseguiti alcuni dei più celebri brani del duo Mogol-Battisti, tra cui Un’avventura, I giardini di marzo, Il mio canto libero, Io vorrei non vorrei, Con il nastro rosa, La canzone del sole. Durante il concerto-racconto, durato oltre quaranta minuti, Mogol al termine di ogni canzone ha raccontato la genesi e gli aneddoti legati a ciascuna di esse. Inoltre, Mogol ha ricordato che una volta ha chiesto alla SIAE quanti dischi avesse venduto: “Mi hanno risposto 523 milioni. Sapete che cosa significa? Che sono terzo al mondo, dopo i Beatles e a Elvis Presley”.
“Il conferimento del Master ad Honorem in Editoria e Produzione musicale a Giulio Rapetti Mogol è un riconoscimento al valore culturale che l’autore ha apportato alla nostra musica e alla nostra identità collettiva” ha dichiarato l’assessora alla Cultura di Regione Lombardia Francesca Caruso. “La sua carriera, segnata da una produzione vasta e straordinaria, ha contribuito sia al successo della canzone italiana nel mondo, sia ha saputo trasformare la forma-canzone in una vera e propria poesia per musica. Siamo orgogliosi, come Regione Lombardia, di celebrare la sua arte e il suo contributo alla cultura contemporanea”.