La mail contro il governo è solo la punta dell’iceberg (ed è poco rilevante)

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Di Fabio Massa

La mia opinione è che ogni opinione ha diritto di asilo in Italia. Uno pensa che il governo sia illiberale e da contrastare? Può dirlo, ovviamente. E può contrastarlo, ovviamente, all’interno di un dibattito democratico che ha limiti ben precisi. Uno di questi è non usare la propria professione. Ammetteremmo mai che un bancario non faccia più accedere ai conti correnti quelli che ritiene gli avversari politici? Ammetteremmo che un autista di bus faccia scendere gli eletti del partito che non sostiene? O che un insegnante non svolga la sua funzione con i bimbi di un dirigente del partito che non ha votato? Ovviamente no. E’ pura logica, chiara e semplice. Il problema dunque, per quanto riguarda la mail che attacca il governo Meloni, scritta da un giudice, esponente di Magistratura Democratica, non è il fatto che esista quella mail. Ma che alle parole possano succedere fatti inquadrati non nella dialettica politica, ma nell’uso politico della propria funzione. Molto più di quella mail, che è l’espressione di un semplice parere, mi ha impressionato la sentenza che riporta i migranti in Italia, anticipata il giorno prima e che è chiaramente una ingerenza da parte della magistratura in una decisione dell’esecutivo. Ora l’esecutivo risponderà con un decreto, e si tornerà a uno stallo che ormai pare espandersi, come un cancro, in varie parti d’Italia e su vari settori. Ad esempio, per le Olimpiadi invernali del 2026, il governo ha scritto nero su bianco che la Fondazione Milano Cortina è privata, e i magistrati lo contestano. La politica ha scritto le regole dell’urbanistica del capoluogo lombardo, e i magistrati bloccano le edificazioni. La giunta di Milano ha approvato la costruzione di piste ciclabili, e i pm indagano l’assessore. Come si nota sono vicende distanti, politicamente e praticamente. Non hanno matrici comuni se non una: la magistratura non contesta l’applicazione di una legge, contesta proprio la legge, la decisione della politica. Nel suo merito. Anche quando quel merito è perfettamente chiarito e su quel merito – peraltro – i cittadini si sono pure espressi con i loro voti. E’ diverso dai tempi di Berlusconi, quando l’ex premier finiva sotto processo per sue vicende private o imprenditoriali. Qui si finisce nel mirino per vicende politiche. E’ una deriva complicata, nella quale la mail di un giudice ha ben poco valore, ma molto di più ce l’ha tutto il resto che ho appena detto, e che è solo la punta dell’iceberg di quello che sta succedendo in Italia.

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