Luigi Cajazzo, eroe del Covid. Scampato alla morte e alla giustizia, ma nessuno gli ha mai detto grazie

0
285

Di Fabio Massa

Ci si consenta di scrivere un’ultima volta sul Covid. Ma prima della parola fine, vogliamo scrivere la parola “vergogna”. Vergogna per quei media, e sono stati la stragrande maggioranza, ad essersi abbeverati alla dottrina di chi pensava di buttare giù la Regione Lombardia, nella prima fase del Covid, inventandosi di tutto. Che era colpa di Giulio Gallera e Attilio Fontana se non era stata fatta la zona rossa, che era colpa dei vertici regionali se la gente moriva, che stavano massacrando la gente. Non era vero. Certo, la gente è morta. Ma è morta per colpa di un virus, non perché qualcuno l’ha uccisa volontariamente. A quattro anni di distanza è venuto fuori tutto. E’ venuto fuori che Fontana non era colpevole di niente, così come Giulio Gallera, scagionato ieri con formula piena. Ne abbiamo parlato varie volte. La menzione che vorrei fare però è per Luigi Cajazzo. Non lo conosce quasi nessuno, ma era il direttore generale della Sanità lombarda, prima che scoppiasse il Covid e nelle primissime fasi. Aveva scritto tutto, nero su bianco: che la Lombardia chiedeva subito la zona rossa, che la situazione era grave, e tutto il resto. L’hanno trascinato sul banco degli imputati. Ecco, Luigi Cajazzo è uno che non si è curato, pur avendo preso il Covid nella prima ondata. Doveva lavorare, indefessamente. E’ finito in ospedale, gravissimo. E’ quasi morto. E poi è stato bersagliato sui giornali e dalla giustizia. Ora nessuno gli rende merito, salvo chi l’ha nominato alla guida del più grande ospedale lombardo. Voglio farlo io, perché Cajazzo è stata una delle vittime, che ha pagato personalmente per aver fatto il proprio dovere, e per un soffio non è stato un martire. Non dovrebbe essere così, però. Fin quando daremo retta a trasmissioni televisive che mandano in onda filmati di gente incappucciata che dice cazzate che vengono prese come verità limpide di fonte, non soddisferemo mai la nostra sete di sapere come sono andate le cose davvero. A proposito di giornalismo, un’ultima annotazione: sapete quanto è stato dedicato all’assoluzione di Gallera e Cajazzo sugli stessi giornali che aprirono le prime pagine e scrissero migliaia di righe? Un trafiletto. Alcuni. Altri invece proprio niente. Perché non sia mai che si dica: “Abbiamo fatto un errore”.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.