Giampaolo Rossi, il caso da manuale della tecnica di guerriglia dell’opposizione in Italia

0
1034

Di Fabio Massa

Esiste una cosa che possiamo definire “strategia della marcatura”. Accade in qualunque parte d’Italia e con qualunque parte politica. Di fatto non critica quanto viene fatto, ma quanto si è in procinto di fare. E’ come una marcatura a uomo che non tocca mai la palla, che non tenta di soffiare il pallone, ma che mira a far sbagliare l’avversario, a fargli mandare fuori la palla oppure a far sì che la tenga troppo a lungo ferma e non faccia dunque mai gol. La politica italiana e in particolare la politica romana, è maestra del pressing. Il gioco è sempre lo stesso: uno o una, qualunque sia il colore, inizia a governare. All’inizio la prima fase è l’illusione: per tutti, stampa unita e opinione pubblica compatta, chi governa è un genio. Si parla della Meloni, di Draghi, di Conte o di chiunque altro prima. C’è solo uno sparuto gruppo di oppositori, che però non fanno tanto casino. Aspettano. Il tizio o la tizia di turno governa, e dunque fa scelte. Il gioco del governo è un gioco di squadra, e in squadra, in qualunque squadra, c’è sempre qualche imbecille a cui piace più il sesso del potere, o i soldi. A quel punto inizia la pressione. Secondo punto: si alza lo scandalo, si alza il polverone. Poi magari si dissipa, ma intanto è il segnale che la battaglia è iniziata. Poi al terzo punto c’è la pressione personale: nel caso della Meloni sul fidanzato, poi sulla sorella, poi sul cognato. La storia della villa che si è comprata. E più queste questioni sono assolutamente irrilevanti per lo Stato, meglio funzioneranno per l’opinione pubblica. Al quarto punto c’è lo scompiglio da creare nelle truppe di chi governa. E’ il caso di Giampaolo Rossi, futuro nuovo ad della Rai. E’ sempre stato lui il candidato unico, e non c’è mai stata incertezza. Ma il polverone alzato è stato talmente denso che a un certo punto è sembrato che Giorgia Meloni avesse un problema con Giampaolo Rossi. La verità è diversa? Chissenefrega, perché intanto tutti gli altri tranne i diretti interessati inizieranno a dire che uno dei fedelissimi della premier è stato tradito nelle sue aspettative, e dunque tutti gli altri fedelissimi si sentiranno insicuri, guarderanno il leader o la leader con sospetto: manterrà le promesse? Oppure farà con me come con lui? Non sarà meglio iniziare trattative separate con l’opposizione? Poi il predestinato verrà magari nominato, ma intanto il clima di insicurezza è creato. Al quinto punto c’è la marchetta. Riprendiamo l’esempio di Rossi: dopo che i media hanno capito che sarà lui l’ad tutti a fare paginate, per lenire le coltellate inferte prima. Così il nominato di turno, che ha subito prima della nomina valanghe di colpi, vorrà evitare di prenderle in futuro, e si piegherà ai propri carcerieri. Sono certo, perché lo conosco, che Rossi non sarà così. Ma qui si parla di metodo. Incolpevoli spettatori, che assorbono tutto acriticamente, gli italiani. Che a una certa si stufano, e quando vanno alle urne votano l’opposto, tutte le volte, di quello che avevano votato la volta prima.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.