L’ex ad della Fondazione Milano Cortina cerca di passare per martire. Ma non lo è affatto

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Di Fabio Massa

Ci vuole davvero una bella faccia tosta, caro ex ad della Fondazione Milano Cortina. Vincenzo Novari oggi è il protagonista di una pagina del Corriere della Sera, nella quale il principe dei cronisti di giudiziaria, Luigi Ferrarella, racconta di un suo interrogatorio con la Procura di Milano. Interrogatorio istruttivo, perché Ferrarella tratteggia non solo le dichiarazioni di Novari, ma anche le battute dei pm, che a un certo punto paiono solidarizzare con l’ex amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina. Il quale, ed è qui che arriva la faccia tosta di cui sopra, sta iniziando a raccontarsi non per quello che era ma per quello che oggi vorrebbe essere: un povero manager martirizzato dalla politica. La politica mi disse di fare questo, la politica mi disse di fare quello. Un astio particolare Novari ce l’ha verso Attilio Fontana, una particolare benevolenza con gli esponenti governativi di Fratelli d’Italia e con Mario Draghi. Addirittura arriva a dire che lui è stato cacciato perché si stava rifiutando di firmare un contratto con una società di consulenza, la Deloitte, che “avrebbe fatto saltare le Olimpiadi”. Alla vicenda Vetrya, scandalosa e gravissima, scoperta prima di tutti da Affaritaliani.it, riserva poche battute, anzi una: ho un parere legale che mi consentiva di fare quell’operazione, come se non fosse evidente anche a un cieco che era inopportuna e sbagliata. Vorrei ricordare per esperienza diretta che Vincenzo Novari è quello che la sera in cui uscì la notizia su Affaritaliani.it di Vetrya annunciò a mezzo Ansa, con un comunicato ufficiale, che aveva intenzione di querelarmi. Querela poi mai arrivata. Vorrei dire che chiese (non a me) e pretese (non da me) una intervista nella quale definiva il racconto della vicenda Vetrya come qualcosa di quasi delinquenziale, diffamatorio. Vorrei dire che Novari mentì alla pubblica opinione sulla quantità di sponsorizzazioni che aveva raccolto, su più giornali. Vorrei dire che il mio parere è che Novari sia stato la più alta espressione di manager subordinato a un pezzo della politica, che maneggiava e con cui giocava pubblicamente, tra foto ammiccanti su Instagram con il sindaco (che peraltro non l’aveva né scelto né mai amato) e astio per chi sollevava dubbi e perplessità (come il governatore). Questo è stato Vincenzo Novari. E se oggi le Olimpiadi sono a rischio, perché ci sono incertezze sollevate dai pm sulla natura pubblica o privata della Fondazione, è in gran parte per causa sua. Così come fu grazie a Beppe Sala che si fece Expo, sarà nonostante Novari che si faranno le Olimpiadi.

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