Cacciatori in via di estinzione

Oltre 26 mila doppiette in meno in 12 anni in Lombardia, crollo a Bergamo e Brescia.

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Foto di Jacqueline Macou da Pixabay

Oltre 26mila cacciatori in meno in dodici anni, un calo di oltre 2mila tesserini fra quelli rilasciati annualmente da Regione Lombardia. La riduzione maggiore sta avvenendo nelle province dove, storicamente, l’attività venatoria è più radicata a partire da Brescia che, secondo i dati provinciali pubblicati da Caccia&Dintorni ha perso quasi 10mila cacciatori, seguita da Bergamo (-3.406) e Sondrio (-64). Un dato che non tranquillizza il mondo ambientalista: “Il numero dei cacciatori risulta in drastico calo è irrilevante per l’impatto che la caccia ha sulle specie – dice al quotidiano Il Giorno Katia Impellittiere, vice presidente della Lac (Lega Abolizione Caccia) e poi i numeri vanno letti tenendo presente la perdita di territorio agro-silvo-pastorale, per cui i cacciatori che hanno a disposizione un territorio utile sono molti di più di quelli di 10 anni fa”. “Esistono dei vincoli di densità venatoria – spiega – cioè i cacciatori ammissibili negli ambiti territoriali di caccia (Atc) ma “le norme introdotte in Regione Lombardia hanno reso sempre più facile eludere il limite imposto. L’indice risulta superato nella Provincia di Brescia e Bergamo negli Atc e nella maggior parte dei comprensori alpini dove i cacciatori, a dispetto del trend in calo, sono superiori a quelli che il territorio sarebbe in grado di sostenere”.  Di tutt’altro tenore il commento di Marco Bruni, presidente Federcaccia Lombardia: “Così si rischia di perdere un presidio – afferma sempre a Il Giorno – se ti perdi in montagna, i primi che vengono a cercarti sono i cacciatori, che conoscono ogni sentiero. E poi c’è un tema di controllo ambientale. Cinghiali, lupi, cormorani, corvidi: vogliamo tornare a 500 anni fa? Poi abbiamo la diffusione della Psa con i cinghiali, ma anche della blue tongue, diffusa dai moscerini legati alla presenza dei cervi, ma anche la West Nile è legata ai corvidi”.

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