ROMA (ITALPRESS) – L’Aula della Camera ha approvato all’unanimità, con 256 voti favorevoli, l’istituzione della Giornata degli internati italiani nei campi di concentramento tedeschi, il 20 settembre. Il testo passa ora all’esame del Senato.
“La Camera dei deputati riscatta la memoria e consegna all’onore perenne gli internati militari italiani, i 650 mila soldati che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 pagarono il rifiuto di arruolarsi nell’esercito nazista e successivamente nella Repubblica Sociale con la deportazione nei campi di concentramento”, afferma il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.
“L’istituzione della giornata degli internati il 20 settembre costituisce una bellissima pagina di “memoria condivisa” scritta dalla Camera con il suo voto unanime a un provvedimento che ho fortemente voluto dopo tanti, troppi anni di oblìo intorno alla vicenda degli internati militari – aggiunge -. La loro fu una resistenza senz’armi, non meno valorosa ed eroica di chi combatteva sui campi di battaglia. Il “NO!” pronunciato e ripetuto dai nostri soldati costò la vita ad almeno 50mila di loro. Uno di quegli internati era il sottotenente Giovannino Guareschi e non a caso ogni volta che veniva minacciato di morte replicava: “Non muoio neanche se mi ammazzano””.
“La Camera dei deputati riscatta la memoria e consegna all’onore perenne gli internati militari italiani, i 650 mila soldati che dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 pagarono il rifiuto di arruolarsi nell’esercito nazista e successivamente nella Repubblica Sociale con la deportazione nei campi di concentramento”, afferma il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.
“L’istituzione della giornata degli internati il 20 settembre costituisce una bellissima pagina di “memoria condivisa” scritta dalla Camera con il suo voto unanime a un provvedimento che ho fortemente voluto dopo tanti, troppi anni di oblìo intorno alla vicenda degli internati militari – aggiunge -. La loro fu una resistenza senz’armi, non meno valorosa ed eroica di chi combatteva sui campi di battaglia. Il “NO!” pronunciato e ripetuto dai nostri soldati costò la vita ad almeno 50mila di loro. Uno di quegli internati era il sottotenente Giovannino Guareschi e non a caso ogni volta che veniva minacciato di morte replicava: “Non muoio neanche se mi ammazzano””.
sat/mrv