Milano città insicura o Milano città che non ha politiche per la sicurezza? Riflessione

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di Fabio Massa

Parliamo di sicurezza a Milano. La verità è che – nella mia modesta opinione – non dobbiamo parlarne. E’ un po’ come quello che si sta intossicando perché la casa va a fuoco ma pensa che il problema sia il fumo e non l’incendio. Se la casa va a fuoco non ci si preoccupa del fumo, ma di prendere l’estintore e spegnere le fiamme. Che cosa voglio dire? Che continuare a parlare di Milano per le rapine, gli scippi e tutto il resto è assolutamente fuorviante. Per carità: la cronaca è cronaca e bisogna parlarne sempre, perché questo fanno i giornali. Ma accanto alla giusta attenzione ai singoli casi, bisognerebbe iniziare a ragionare di città. Città. Ragionare di città vuol dire non pensare che esista Milano e un hinterland di Milano, ma una città unica, con quartieri periferici – che siano comuni a sè oppure no è indifferente – che di fatto sono pezzi di Milano. Ogni politica che possa “differenziare” ed escludere le singole zone, per mere questioni amministrative, è assurda. Bisogna iniziare a pensare che il problema non è il traffico in centro, in corso Buenos Aires o nel Quadrilatero, ma è il mix sociale assente nelle zone più decentrate e lontane dalla ricchezza ma dove i costi sono comunque proibitivi. Quando si parla di sicurezza non bisogna parlare di agenti di polizia, ma di politiche di urbanistica. Di case popolari. Che tendenzialmente ogni paio d’anni e sempre durante la campagna elettorale per le regionali e per le comunali tornano d’attualità e poi boh, si inabissano nel nulla. Situazione sempre uguale a se stessa. Ragionare di sicurezza vuol dire scandalizzarsi perché ci sono le borseggiatrici in metropolitana oppure scandalizzarsi perché non ci sono i tornelli alti dai quali passi solo se hai un biglietto, sennò ti attacchi e magari posti di polizia con qualche uomo in divisa sui treni? Ragionare di sicurezza vuol dire ragionare di cultura: quanti soldi vengono dati alla Scala e quanti alle mille piccole realtà di periferia che la cultura la portano dove davvero serve e non pensano solo al diletto di chi si può permettere un biglietto al Piermarini? La verità è che chi parla di sicurezza per ogni accoltellamento, rapina, scippo, borseggio non parla di sicurezza, ma parla di cronaca. La domanda è: qualcuno vuol parlare di sicurezza in questa città?

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