Una borsetta non vale una vita tolta da un suv

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Di Fabio Massa

Parliamo dell’imprenditrice che ha inseguito e investito tre volte con il proprio suv un malvivente che l’aveva rapinata. Lei si chiama Cinzia Dal Pino, ha 65 anni ed è stata arrestata. Lui invece si chiamava Said Malkoun, 47 anni, ed era un senza fissa dimora irregolare in Italia. Il fatto è avvenuto a Viareggio. L’uomo l’aveva derubata della borsa. Lei l’aveva cercato con la sua automobile, schiacciandolo per tre volte, riprendendosi la borsa e infine fuggendo. Il popolo del web, che poi è lo stesso che usava i forconi per linciare ora questi ora quelli nel Medioevo, si è diviso in due. La prima schiera: “Ha fatto bene”. La seconda schiera: “E’ una razzista assassina”. Ora, ognuno ha il compito e l’onere di provare a ragionare sulle varie motivazioni e ha il diritto di esprimere una opinione. Trovo molto sensato dire che di razzismo in questa storia proprio non ce ne è. Al massimo c’è la rabbia per l’ennesimo sopruso, l’ennesima sopraffazione, l’ennesima impunita illegalità. Un po’ come quando si fanno vedere – perché esistono eccome – i casi di quelli che vanno in vacanza e al ritorno trovano la casa occupata. E’ di fronte all’impotenza che la rabbia fa sì che scatti l’istinto di autodifesa. Ma non è questo il caso. Qui c’è la valutazione di una donna, che decide di schiacciare un essere umano per tre volte perché le ha rubato la borsetta. C’è qualcuno che priva di una vita un essere umano perché questo essere umano le ha levato un bene materiale. E’ ben diverso dal caso di un rapinatore ucciso mentre sta compiendo l’illecito dall’aggredito, che ovviamente sente minacciato se stesso e i propri cari e reagisce di conseguenza. Una borsetta, fosse anche piena di denaro, non vale una vita, anche se questa vita è misera, e grama, e faceva muovere un poco di buono irregolare che in Italia non ci sarebbe dovuto stare.

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