Atm: nasce “AspettaMi”, gruppo social sui mezzi pubblici che passano sempre più di rado

Su Facebook le foto dei milanesi che immortalano il declino di quella che un tempo era un'eccellenza del Comune di Milano: sui display alle fermate sono sempre di più i messaggi di attesa fino a 30 o 40 minuti.

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FOTO IPA

A Milano i mezzi pubblici funzionavano bene. Ora meno. Molto meno. La lunga storia di buona fama di Atm è ormai da tempo al tramonto. E con l’estate 2024 la crisi della municipalizzata dal Comune di Milano è conclamata. Le lamentele per le lunghe attese alle fermate non solo di bus e tram ma anche della metropolitana ora diventano un gruppo social organizzato che raccoglie ogni giorno le testimonianze degli utenti bolliti nel caldo milanese mentre aspettano che arrivi un mezzo. E’ una pagina Facebook che si chiama “AspettaMi, milanesi in attesa dei bus”. Il gruppo, lanciato da Adriana Berra, cresce al ritmo di una cinquantina di ‘follower’ al giorno. A Milano siamo abituati a leggere sui display alle fermate e nelle stazioni della metropolitana attese di 2, 3 o al massimo 5 o 6 minuti. Ora abbondano i 30 o 40 minuti, nei casi peggiori, quando non compare la misteriosa scritta “ricalcolo”, un inquietante oracolo digitale che può sfornare di tutto. E non regge più la scusa che sia colpa dell’estate e della città ‘vuota’ perché da anni Milano ad agosto non è più deserta come un tempo e se la maggior parte dei residenti è in ferie sono però tanti i turisti che si ritrovano a dover fare i conti con questo servizio non certo all’altezza di una metropoli abituata a parlare di se stessa come una capitale europea. Turisti che magari sono atterrati a Linate e hanno aspettato ore un taxi; è un altro capitolo ma è un biglietto da visita deprimente. Già prima dell’estate, con la città a pieno ritmo, erano iniziate le lamentele e il diradarsi di mezzi si faceva sempre più evidente. E’ noto che Atm fa fatica ad assumere autisti e molti si dimettono e vanno a lavorare altrove: tra le cause principali gli affitti troppo alti e gli stipendi non certo all’altezza.  “E’ il contratto nazionale”: questa la replica più volte usata. Certo. Il contratto però è scaduto e nulla vieta, se si vogliono mezzi pubblici da metropoli europea, di integrarlo. Mancano i soldi? Magari se il Comune avesse fatto pagare gli oneri di urbanizzazione ai paperoni dell’edilizia ai quali è stato dato il permesso di costruire nuovi palazzi spacciandoli per semplici ristrutturazioni forse ci sarebbero più fondi anche per i tram. Ma attendiamo la magistratura per capire se il Comune si è comportato correttamente o meno. “Non è vero che gli utenti subiscono e basta – scrivono gli amministratori del gruppo  – se la situazione delle attese e dei disservizi non migliorerà, sarà un autunno di lotta”. Atm anni fa aveva regalato vecchi bus all’Avana: se ne vede ancora qualcuno in circolazione nella disastrata capitale cubana. Là i bus li chiamano “Jesus Cristo” perché “tutti ne parlano ma nessuno l’ha visto”.

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