La prima facciata di Palazzo Marino, quella su piazza della Scala, mostrerà il suo nuovo volto restaurato e ripulito a ottobre prossimo: a fine settembre termineranno i lavori di ripulitura della facciata principale e saranno smontate le impalcature. A tre mesi dall’avvio del restauro della sede comunale, i lavori proseguono secondo la tabella di marcia, come hanno spiegato i professionisti che fanno parte del team tecnico. A coordinarli c’è Michele Brunello (Dontstop Architettura) che questa mattina a Palazzo Marino ha aggiornato sui lavori, insieme ad Andrea Borri (Andrea Borri Architetti), al direttore del cantiere Francesco Piovani (Estia) e alla coordinatrice della Sicurezza, Miriam Scipione (Progetto Cmr). A fine settembre si chiuderà la prima fase dei lavori, e saranno smontati i ponteggi sul lato di pazza della Scala. La seconda fase coinvolgerà la facciata su via Case Rotte, la terza su piazza San Fedele e l’ultima su via Marino. In questa fase saranno ripulite le facciate anche del cortile di onore. I lavori, iniziati tre mesi fa, avranno una durata di 16 mesi.
I professionisti hanno evidenziato la fragilità del materiale delle facciate, il ceppo gentile del Brembo, e hanno spiegato che restituiranno a questa pietra il suo colore iniziale. La ripulitura rispetterà dunque l’armonia cromatica, senza eccessivi stravolgimenti. “Da subito ci siamo posti come intervenire su questo materiale così friabile come il ceppo – ha spiegato Brunello – E anche a come creare una permanenza del cantiere per i 16 mesi di lavorazione che avesse una forza divulgativa per la cittadinanza”. Per questo è stato posto sulla parte bassa della facciata un racconto illustrato di Palazzo Marino, attraverso la storia di dieci personaggi. Brunello ha affermato che, sebbene in questi primi mesi di lavori il tempo “sia stato poco clemente”, si sta rispettando il cronoprogramma, e “stiamo anche pensando in autunno di realizzare delle giornate di cantiere aperto”. I lavori di restauro sono stati spiegati dal direttore di cantiere per Estia Francesco Piovani, che coordina un team di 8 restauratori. “L’intervento di restauro è partito alla fine di aprile con una campagna fotografica per individuare i processi di degrado maggiori. Sono problematiche biologiche soprattutto in corrispondenza delle zone nascoste dal sole come la balconata centrale – ha spiegato – Le radici sono entrate nella pietra e hanno creato spaccature. La fase preliminare è stata sia quella del pre consolidamento, che ci ha permesso di consolidare tutte le zone prima di intervenire con operazioni consistenti, sia quella della rimozione dell’attacco biologico”.
La fase di pulitura si costituisce di tre fasi: “La rimozione a secco, poi segue la fase di spruzzatura e infine quella di rimozione delle croste nere. Non abbia usato metodi aggressivi ma rimozione raschiando sulla superficie con utilizzo di bisturi e poi impacchi di solventi di vario tipo. Abbiamo fatto una pulitura calibrata, lo abbiamo accompagnato con una pulitura progressiva. Non si vedrà una pulitura eclatante – ha spiegato – sarà sicuramente visibile ma saranno mantenute le impronte del tempo e la patina calda. La fase successiva della pulitura è la rimozione degli ossidi, ossia di depositi ferrosi e vistose coloriture aranciate dovute ai flussi di aria derivanti dall’attrito dei freni dei tram”. Terminata la pulitura c’è la fase del consolidamento delle parti pericolanti poi rimosse. Infine, la fase delle stuccature: “Ha riguardato un mese e mezzo di lavoro, su tutta la superficie le fughe non erano in un cattivo stato di conservazione quindi abbiamo fatto delle micro-stuccature. Questa fase è importante anche per la riuscita estetica dell’intervento”. Alla fine, a metà settembre, sarà apportata sulla facciata un protettivo consono alla pietra di ceppo. “Abbiamo creato un gruppo diviso per capacità e competenze così da avere tutte le skill per affrontare tutti i temi”, ha spiegato l’architetto Borri, che ha concluso evidenziando che per tutta la fase dei lavori è garantita la continuità delle funzioni del palazzo.