In Lombardia 1367 studenti idonei ma lasciati senza borsa di studio. PD: “Regione continua ad abbandonare gli studenti”

"Daremo battaglia sul diritto allo studio e chiediamo a Regione Lombardia di mettere 7 o 8 milioni di euro per azzerare i tagli che ha operato. Ci siamo inventati la categoria degli idonei non beneficiari ed è grave". Lo ha detto il capogruppo regionale del PD Pierfrancesco Majorino.

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Negli ultimi anni le risorse investite per il diritto allo studio da Regione si aggirano a 20 milioni annui, mentre il fabbisogno in crescita prevede tra i 150 e i 170 milioni. La Lombardia stanzia per ogni studente 60 euro, mentre in Emilia-Romagna questa cifra raggiunge 190 euro. Per ridurre il gap il Pd chiede che Regione investa circa 60 milioni di euro per il prossimo anno accademico, da trovare “immediatamente in un Bilancio che ha oltre un miliardo di euro di cassa”. Inoltre, di ritirare i tagli delle risorse regionali destinate a studentati, mense e servizi – per tornare al livello precedente servono circa 7-8 milioni di euro – Infine, di rivedere le regole di spesa per i fondi PNRR sugli studentati, vincolando il finanziamento pubblico a stanze a canone calmierato o inserite nel sistema DSU. Anche a livello nazionale ci sono dei tagli al sistema universitario che ha un investimento medio sul Pil dell’1,5%, a fronte del 2,3 % europeo. Sul diritto allo studio, “denunciamo il fatto che in 5 anni Regione Lombardia abbiamo rubato 170 milioni di euro alle università lombarde, obbligando a mettere risorse proprie per pagare le borse di studio come nessun’altra regione in Italia fa – ha affermato il consigliere Romano a margine – Denunciamo anche la vita di 1367 ragazze e ragazzi che si sentiranno truffati dallo Stato. Sono idonei non beneficiari: hanno i requisiti di merito per avere una borsa di studio, hanno anche i requisiti di reddito basso, e non la riceveranno perché Regione non stanzia risorse sufficienti”. Il consigliere ha paragonato gli investimenti lombardi per il diritto allo studio con quelli di altre Regioni: “Il paragone con le regioni vicine è impietoso: l’Emilia-Romagna mette tre volte per ogni studente di quanto investe Regione Lombardia. Le università mettono il doppio, quasi 40 milioni, di quello che la Regione mette, circa 20 milioni, dimostrando in un sistema in cui dovrebbero mettere zero che stanno pagando loro quello che dovrebbe essere una spesa pubblica”. Sono stati denunciati anche i tagli di Regione agli oneri di gestione dei servizi mensa e delle residenze. Secondo Romano, a dicembre 2024 “hanno tagliato 5,2 milioni di euro, hanno promesso di rimetterli e non li hanno rimessi”. Inoltre, Regione è attaccata per il finanziamento di studentati per cui sono stati spesi 6 milioni in 10 anni e più della metà a studentati privati o non convenzionati. Altro tema sottolineato è il mancato adeguamento della fascia Isee dei beneficiari al massimale che il ministero propone. Durante la conferenza è stata ricordata la mozione proposta da Romano e votata in Consiglio regionale all’unanimità il 21 dicembre 2023 per impegnare Regione a stanziare nel bilancio 2024 le risorse per garantire l’accesso alla borsa di studio a tutti gli idonei, adeguando l’Isee al massimale. “Si è impegnata in questo bilancio a garantire tutte le borse di studio ma non sono riusciti a evitare i quasi 1400 idonei non beneficiari e questo è un problema di un’istituzione – lamenta Romano – A cosa serve se votiamo una cosa in Consiglio e poi non si fa? Regione non usa i fondi fse plus europei, da cui Emilia-Romagna ha preso milioni e dentro quella mozione chiedevamo proprio questo. Permetterebbero di ridare i 37 milioni che hanno messo le università quest’anno. Hanno litigato tra di loro e per questo non sono riusciti a usare questi fondi”.

Anno accademico Fabbisogno Risorse Regione Risorse Atenei
20/21 95.536.313,87 € 12.481.635,00 € 33.081.678,00 €
21/22 102.209.753,37 € 12.481.635,00 € 33.627.998,37 €
22/23 150.184.796,16 € 20.450.000,00 € 38.585.716,54 €
23/24 160.793.509,04 € 20.467.249,00 € 37.223.156,42 €
24/25 *177.000.000,00 *21.000.000,00€ *45.000.000,00 €

*stime basate sullo storico e sui previsionali

Regione deve assumersi le proprie responsabilità” – ha affermato il capogruppo MajorinoÈ la pecora nera d’Italia su questo tema. Regione dalle grandi potenzialità dal punto di vista di numeri di bilancio ma non fa la sua parte. C’è anche la retorica che accompagna chi la governa sul tema della crescita: Regione cresce meno di un tempo e abbiamo tanti imprenditori dei nostri territori che continuano a dire di non trovare laureati, di non reperire manodopera altamente qualificata”.

I tagli di Regione ricadono particolarmente su città universitarie come Pavia. Il nuovo sindaco Lissia ha spiegato che l’economia cittadina si basa sulla presenza degli studenti e l’università non ha la stessa capacità di attrazione di investimenti privati che hanno gli atenei milanesi. Diventa fondamentale il sostegno pubblico. “A Pavia il tema è particolarmente sentito – ha affermato il sindaco – la città conta un maggior numero di studenti pro capite rispetto ai residenti. 71 mila residenti e 27 mila studenti iscritti che salgono quasi a 30 mila con dottorati di ricerca. Le sorti economiche della città dipendono dagli studenti che decidono se venire a Pavia o scegliere un’altra città. Ci sono persone che senza l’aiuto pubblico e un diritto allo studio vero non possono farcela. Negli ultimi 4 anni c’è stata la riduzione da 4 milioni del 2021 a 2 milioni 480mila nel 2024. Dei 1367 idonei non beneficiari in regione, l’85 % è qui”.

Il diritto allo studio ha subito anche tagli a livello nazionale come ha denunciato la segretaria regionale PD Silvia Roggiani. “Come sulla sanità, anche sull’università assistiamo alle politiche di questa destra sia a livello nazionale che regionale che si stanno sovrapponendo nella direzione dei tagli. Sono stati tagliati 170 milioni dal fondo ordinario a livello nazionale. Per questo, abbiamo assistito a un braccio di ferro con tutta la conferenza dei rettori che ha denunciato in modo unanime il taglio. Siamo di fronte a un Paese che non investe sulla formazione e questo significa meno competitività e meno opportunità. Sugli studentati, si è tolto il vincolo per cui questi studentati finanziati da fondi europei debbano essere vincolati con il pubblico. La destra sta portando avanti politiche che penalizzano il pubblico. I dati ISTAT danno la fotografia di un’Italia dove il futuro è ereditario, dove studia chi ha già genitori laureati. L’ascensore sociale si è bloccato. Se si vuole essere un’eccellenza e chiedere l’autonomia bisogna fare dei passi come quelli che il Pd chiede a questa giunta. Il Governo usa le risorse pubbliche per finanziare gli investimenti privati. Il non vincolo sugli studentati significa proprio questo: un Governo che finanzia la spesa di un privato senza alcun vincolo. Dov’è l’interesse pubblico nell’utilizzare così i fondi del Pnrr? Ricordiamoci che è un governo con una presidente del Consiglio che aveva a quel tempo votato contro il Pnrr in Europa” ha concluso.

Il Consigliere del PD Paolo Romano

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