La comunità ebraica di destra e il Gay Pride di sinistra. A ognuno il suo

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Di Fabio Massa

E’ tutto molto chiaro, e solo i politici fanno finta di non capirlo. E’ molto chiaro il fatto che il 25 aprile sia una festa completamente di sinistra, esattamente come il Gay Pride. Perché? Perché la destra non vi partecipa (al gay pride, salvo eccezioni tipo il liberalissimo Alessandro De Chirico), o perché vi partecipa malvolentieri (al 25 aprile). Esattamente come è molto chiaro che la comunità ebraica, in questi anni, si è spostata a destra, perché a sinistra ci sono comunque frange estremiste che inneggiano alla distruzione di Israele (e c’è poco da dire, è così), e perché la sinistra ha sempre meno frequentato la comunità (salvo la lodevole presenza di Emanuele Fiano, che talmente è importante per il suo partito da essere stato fatto fuori da tutto). Ora, la politica ha l’horror vacui, l’orrore del vuoto. Occupa tutto lo spazio disponibile, pezzo dopo pezzo. Così è, e così sarà sempre. Non ci si lamenti che la comunità che partecipa al Gay Pride sia di fatto di sinistra, perché se non arriva mai un messaggio liberale e non allineato dalla destra, sarà sempre così. Non si lamenti la sinistra che vertici della comunità ebraica si sentano (e siano, peraltro da sempre) di destra, visto che sulla Palestina c’è sempre stata ambiguità, e ben prima degli attentati vergognosi che qualcuno ha pure descritto come Resistenza (shame on you). Ognuno ha quel che si merita. Molto spesso, anche più di quello che si potrebbe preventivare.

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