Presentazione stagione 2024/2025 del Piccolo Teatro di Milano

Si intitola “I fili dell’orizzonte” la stagione 2024/2025 del Piccolo Teatro di Milano. Protagonista del palinsesto sarà dunque la molteplicità di trame, di storie, intrecci di artiste e artisti in forma di inedite collaborazioni, dialoghi tra generazioni, incroci di forme differenti e differenti punti di vista.

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Per il Piccolo una nuova stagione sui fili dell’orizzonte. Si intitola “I fili dell’orizzonte” la stagione 2024/2025 del Piccolo Teatro di Milano presentata questa mattina, mercoledì 19 giugno, al Teatro Grassi di via Rovello da Piergaetano Marchetti e Claudio Longhi, rispettivamente Presidente e Direttore del Piccolo Teatro di Milano – Teatro D’Europa. Erano presenti anche Francesca Caruso – assessore alla Cultura della Regione Lombardia, e Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Milano. L’ispirazione viene dal libro di Antonio Tabucchi “Il filo dell’orizzonte” che cela dietro lo schema procedurale di un’indagine poliziesca la vertiginosa ricerca di una verità che rivela sfumature cangianti, inafferrabili e che si sposta continuamente come, per chi la guarda e vi tende, la linea dell’orizzonte. La cifra della Stagione 2024/2025 sarà dunque la molteplicità delle prospettive, degli sguardi e dei loro intrecci. Intersezioni di trame, di storie, intrecci di artiste e artisti in forma di inedite collaborazioni, dialoghi tra generazioni, incroci di forme differenti e differenti punti di vista su ogni artista, attraverso la moltiplicazione di angolazioni che può produrre la presentazione di atti e momenti diversi di un percorso. Vedremo, per esempio, due lavori di Marco D’Agostin, ad aprire e chiudere la programmazione dello Studio, due lavori di Stefano Massini, due di “lacasadargilla”, due di Antonio Latella, due di Liv Ferracchiati; in alcune giornate verranno presentate per intero due trilogie, quella di Čechov, firmata da Leonardo Lidi, e quella de i Tre Laidi Testori (i primi due firmati da Sandro Lombardi, l’ultimo da Valter Malosti, riuniti nell’unica voce di Anna Della Rosa). Come consuetudine, la geografia della stagione è disegnata dalle intersezioni tra produzioni e coproduzioni: 31 in totale, di cui 25 italiane (14 prime nazionali) e 6 internazionali (tutte prime italiane con anche un debutto assoluto).Trentaquattro gli spettacoli ospiti.

Tante, anche in questa Stagione, le ricorrenze, prima fra tutte il decennale della morte di Luca Ronconi. Si infittiscono le traiettorie delle progettualità europee intorno ai temi della sostenibilità e della relazione tra uomo e natura, prolungando una riflessione cara a molti degli spettacoli in cartellone, mentre la galassia di appuntamenti di Oltre la scena si ramifica producendo una nuova costellazione, dal titolo Agorà della cultura. Prioritaria rimane l’attenzione alla formazione, sulla scena e fuori, anche grazie a una stagione per bambini e ragazzi – Il Teatro tiene banco – che conferma la bipartizione tra il teatro e le classi. Sempre più vivace e strutturata è anche la proiezione del teatro verso l’esterno, in una dilatazione per cerchi concentrici che, nella prossima Stagione, arriva ad abbracciare l’orizzonte regionale, con un ampio e articolato progetto di spettacoli e laboratori – Teatro Fuori Porta – con il contributo di Regione Lombardia che, nei prossimi mesi, sarà oggetto di una comunicazione dedicata. Un teatro, quello che il Piccolo immagina per il 2024/2025,
in movimento ma radicato nei territori, sfaccettato e multiforme, plurale, custode della memoria e in ascolto, attento, del presente e della sua complessità. “La stagione 2024/2025 del Teatro d’Europa – spiega Claudio Longhi – tenta di fornire una labirintica galleria dei multiformi orizzonti del nostro tempo colti da diverse prospettive. La proiezione del privato nel campo lungo della storia o l’apertura dell’autobiografia e del “ritratto di famiglia in un interno” a rispecchiare il mondo. L’adozione della città a palcoscenico del teatro o il ribaltamento dell’Antropocene in un’esplorazione della natura anche oltre l’umano. Il ritorno al classico, alla fiaba, al mito e ai grandi poemi dell’infanzia del mondo
come maschere della contemporaneità e delle sue mille contraddizioni”.

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