Viviamo nell’età dell’oro, e sarà sempre peggio.

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Di Fabio Massa

Secondo l’ultima simulazione dell’Inps i giovani che oggi hanno 30 anni andranno in pensione a 74 anni. Brutta notizia? Sì, se la pensione fosse quella che era un tempo. Ovvero l’unica sicurezza di una vecchiaia serena. E invece no. La sicurezza non sarà l’assegno statale ma l’eredità che discende dalle generazioni. Questo lo vediamo soprattutto nelle città più grandi e moderne, come Milano. In altri posti d’Italia non è proprio così, ma il miglioramento è generale. Registriamo una situazione nuova in ogni colloquio di lavoro. La sicurezza si chiama patrimonio immobiliare di proprietà, legato alla contrazione della popolazione. La ricchezza non si sta riducendo, semplicemente entra in un imbuto demografico, si concentra. E’ l’inverso di quando le coppie facevano 8 figli: aumentava il numero ma l’eredità veniva spezzettata e spartita. Invece oggi con i figli unici va a concentrarsi. Le due famiglie d’origine duplicano la ricchezza dell’allora pargolo, oggi trentenne. In più, quella ricchezza è fatta di tanti sacrifici dei genitori e nonni, ma anche di boom economici a ripetizione, con annesso debito pubblico. Nelle parti più ricche d’Italia, dove la situazione è più evidente, c’è tutta una generazione, quella dei trentenni, che può guardare il lavoro con molto disincanto, senza la filosofia – anche un po’ retorica – del sacrificio, del business is business. A Milano un paio di appartamenti (piccoli, eh!) in affitto valgono tranquillamente quanto uno stipendio di medio livello. La popolazione trentenne è un po’ rentier, per chi è più fortunato. Gli altri beneficiano del fatto che diminuendo la forza lavoro hanno più potere contrattuale sugli stipendi. Poi c’è la terza categoria: quella dei disperati che sono ancora più disperati, non attrezzati a vivere in città che sono sempre più care, sempre più costose, sempre più per ricchi. Ma sono per ricchi perché la popolazione è oggettivamente più ricca. Ed è più marcata la divisione tra chi è ricco e chi è povero. Questo è il vero dramma. E forse, su tutto questo, andrebbe fatta una riflessione generale, invece di stare a cianciare di idiozie nell’agone politico.

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