San Vittore e Beccaria, la politica deve arrossire e vergognarsi ogni giorno.

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Di Fabio Massa

C’è una emergenza a Milano, anzi due. Anzi, forse non è proprio una emergenza visto che è là da 20 anni, situazione vergognosa e imbarazzante . La politica ne parla un po’, ogni tanto. C’è un’inchiesta, ogni tanto. Ogni tanto c’è un convegno. E poi torna tutto là, perché in fondo quelli se la sono meritata: sono i carcerati di San Vittore e i minori del Beccaria. Fa niente che San Vittore da decine d’anni sia qualificato come un ghetto, come un piccolo lager, come qualcosa che dovrebbe far arrossire di vergogna Milano, i milanesi, i politici locali di Milano, quelli nazionali eletti da Milano, tutti i ministri di tutti colori possibili. Fa niente che le carte del Beccaria raccontano di un altro inferno, questa volta inflitto ai più giovani, indegno di un Paese civile. Mentre la gente ciancia del fascismo e del rischio dell’autoritarismo ci accontentiamo di avere le galere del sudamerica, chiudiamo gli occhi su una cosa che non dovrebbe farci dormire la notte. Ma del resto questi sono i nostri tempi: le campagne, anche quelle social, hanno vasto seguito ma durano poco. E producono risultati ancora minori. E i giornali tutti non fanno più battaglie strutturate, fastidiose, persistenti per questo o quel principio sacrosanto, magari un po’ più intelligente degli asterischi, delle schwa o della difesa dell’idioma italico per la quale qualche imbecille vorrebbe continuare a usare la parola “negroidi”. Poli opposti della stessa idiozia. Invece la battaglia per le carceri è una battaglia di dignità. Perché in galera ci sono esseri umani. Condannati, da punire e rieducare, che devono pagare un debito. Ma che non hanno perso lo status di uomini, donne e soprattutto di ragazzi.

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