Ex ad di Milano-Cortina: “Sul figlio di La Russa ho deciso io”

"Sul figlio di La Russa non c'era alcun tipo di pressione". Così Vincenzo Novari, l'ex ad della Fondazione Milano-Cortina 2026, interrogato per 9 ore nell'inchiesta per corruzione e turbativa, ha parlato dell'assunzione nell'ente di Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato.

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Ha negato le accuse di corruzione e turbativa, spiegando di non aver mai preso soldi o altre utilità, né di aver accettato promesse di denaro, per assegnare gli appalti per i servizi digitali, Vincenzo Novari, l’ex ad di Fondazione Milano-Cortina 2026, interrogato ieri per oltre 9 ore dai pm Milano. L’interrogatorio in Procura  è terminato poco prima di mezzanotte. Novari ha anche respinto l’accusa di aver pilotato gli affidamenti. L’interrogatorio ha anche affrontato il capitolo delle assunzioni nella Fondazione di persone legate alla politica. Nel corso dell’interrogatorio, andato avanti fino a tarda notte, davanti ai pm di Milano Francesco Cajani e Alessandro Gobbis, da quanto si è saputo, a Novari, difeso dai legali Nerio Diodà e Elena Vedani, è stato chiesto conto, in particolare, di una dozzina di nomi di assunti legati al mondo politico. Un filone dell’inchiesta per abuso d’ufficio riguarda, infatti, proprio le assunzioni. Ha confermato,  tra le altre cose, che la segnalazione di Lorenzo Cochis La Russa sarebbe arrivata dal padre, ma ha anche ribadito che poi alla fine era lui che decideva sulla base dei profili e “dei livelli” che cercava. Non subiva, in pratica, “pressioni”
“Sul figlio di La Russa in assoluto il padre mi ha detto ‘Fai come vuoi’, quindi non c’era alcun tipo di pressione. È chiaro che il suo curriculum non l’ho trovato per terra”. Così Vincenzo Novari ha parlato ai cronisti dell’assunzione nell’ente di Lorenzo Cochis La Russa, figlio del presidente del Senato. Secondo gli inquirenti, presunte pressioni, invece, le avrebbe subite, in particolare, su un paio di nomi, ma non sui casi di La Russa junior e della nipote di Draghi. Tra i nomi di cui i pm avrebbero chiesto conto come assunzioni di persone con un cosiddetto “background politico” anche quello di una ex segretaria di La Russa. Su questo e su un altro nome, poi, Novari avrebbe fatto riferimento a segnalazioni arrivate dal mondo della politica regionale lombarda.

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