Vincenzo Novari, le Olimpiadi e la faccia tosta del Movimento 5 Stelle

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Di Fabio Massa

Bisogna avere una discreta faccia tosta. Il Movimento 5 Stelle fa un comunicato sulla vicenda di Vincenzo Novari, ex amministratore delegato della Fondazione Milano Cortina, nel quale – alla fine di tutto – la colpa se la dovrebbe pigliare Attilio Fontana, il governatore di Regione Lombardia. Fontana che tutti sanno non aveva condiviso la nomina di Novari, e che è stato più e più volte critico sulla gestione Novari. Una gestione che – è bene dirlo così sgombriamo il campo da equivoci – ha visto l’assunzione e la promozione di persone vicine a tutte le forze politiche e a tutti i poteri, dal Partito Democratico alla Lega, da Draghi a Conte, da sinistra a destra. Questo è, e le assunzioni sono là a dimostrarlo. Basta farsi un giro nei corridoi. Ma c’è un nome e un cognome per chi ha deciso di nominare Vincenzo Novari, e quel nome e cognome è del Movimento 5 Stelle. L’allora ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. E’ stato Spadafora a volere Novari, è stato Spadafora a difendere Novari quando finì proprio sotto l’attacco della Regione Lombardia, che non condivideva molto di quella gestione e dalla quale si distaccò rapidamente. Purtroppo ci si scorda delle conseguenze delle proprie azioni, e del fatto che quando un partito nomina, dovrebbe anche vigilare. Non sappiamo, perché non siamo giudici, quale sia la verità sulla presunta corruzione nel caso della Fondazione Milano Cortina, e i giudizi giornalistici devono avvenire dopo il giudizio di merito da parte della magistratura. Ma già adesso sappiamo che no, non stava andando tutto bene. Già adesso sappiamo di quella struttura pletorica, della raccolta di sponsor di quegli anni assai indietro rispetto ai piani, e soprattutto sappiamo che le Olimpiadi non sono minimamente sentite a Milano, non sono avvertite dalla gente come una opportunità sia di divertimento che di business. E questo è un problema, perché le Olimpiadi, al netto dei record sportivi, sono esattamente questo e questo dovrebbero portare ai territori sui quali insistono. C’è bisogno di un cambio di passo. E del fatto che la politica si prenda le responsabilità delle proprie scelte, magari facendo un comunicato in meno e un mea culpa in più. Ultima nota a margine: nessun evento, almeno a Milano, ha avuto una gestione (quella di Novari prima, quella di Vernier adesso) più “lontana” dalle interlocuzioni con la stampa tutta. La comunicazione è tutta e solo “top-down”. Parte dall’alto e discende in basso, senza domande, senza dubbi chiariti. Questo è un problema. Perché Beppe Sala su Expo rispondeva a tutti, e questo era un bene, perché la trasparenza assoluta non è mai un male. Bisogna tenerselo a mente.

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