Gli evasi dal Beccaria meritano il nostro rispetto.

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Di Fabio Massa

Ho aspettato qualche giorno a scrivere del Beccaria. Perché ho cercato, da qualche parte, qualcuno che scrivesse: “Scusate”. Scusate per aver sparato su quei ragazzi che nel Natale 2022 hanno cercato (e ci sono riusciti, salvo poi tornare dietro le sbarre) di fuggire dall’inferno del Beccaria. Scusate per aver difeso subito il sistema carcerario e non aver cercato di comprendere i diritti dei detenuti, che sono pure giovani e per questo dovrebbero avere tanti più diritti. Scusate per aver commentato condannando, come sempre si fa. E allora comincio io: scusate se su Affaritaliani.it Milano abbiamo sbagliato nel non scavare dietro. Scusate se non abbiamo alzato le antenne, se abbiamo derubricato – in giorni di feste e abbuffate – tutta la questione a “che vergogna Milano”, a “l’ennesimo caso di cronaca”, a “questa la mettiamo tra il tizio che rapina la farmacia e gli orari dei tram”. La verità è che la nostra città fatta d’avorio ha dentro dei buchi neri, che la politica tira su e tira giù come fossero aquiloni. Vale per il CPR, il lager di Milano. Vale per San Vittore, una vergogna costante. Vale per il Beccaria. La penitenza che mi sono inflitto, e che consiglio a tutti, è la lettura di Cuore Nero di Silvia Avallone. Dopo, magari, anche il Beccaria e le sue vicende ci suoneranno diverse.

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