Il malessere di Milano per il proprio successo e che cosa fare adesso

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Di Fabio Massa

Milano sta andando benissimo, ed è il momento in cui bisogna iniziare a preoccuparsi. Milano sta andando a gonfie vele. Non vorrebbero tutti abitare qui, facendo diventare il centro un posto per ricchi, se non fosse un luogo magnifico. C’è la delinquenza? Sì. Del resto, in quale città del mondo non c’è? A pagina 15 di un libro edito nel maggio 1975 a firma di Aldo Aniasi, sindaco di Milano del tempo (titolo “Vivere a Milano”), spiega: “E’ inutile nasconderci che la criminalità è in aumento, sia da un punto di vista quantitativo sia da un punto di vista qualitativo”. Emergenza sicurezza, che poi è sempre emergenza e quindi bisognerebbe pure cambiare la parola. Milano espelle? Certo che sì, se le case costano troppo e tutto è carissimo (ormai cenare al ristorante non costa meno di 40-50 euro a persona, e pure senza esagerare), chi non se lo può permettere si sposta. Eppure, sono segni dell’opulenza di Milano, ravvisabili in altri tempi, altri luoghi, altre capitali del mondo civilizzato. Guardiamo il tenore delle polemiche: il nome “Milano” per un’automobile (sono tutte brutte e cattive e andiamo tutti in bici), l’albero di qui, chi deve sfilare al 25 aprile di là, il traffico signora mia, e altre bagattelle rispetto alla grande crisi del 2010, al terrorismo anni prima eccetera. Sono sintomi di un benessere che però può franare. E’ il momento di dire che tutto va male? Oppure di provare a prolungare questo momento d’oro in qualche modo? Certo, occorrerebbero idee politiche forti. Cercasi partiti politici che vogliano fare il loro lavoro.

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