Di Fabio Massa
Cerchiamo di andare un po’ oltre l’apparenza e l’essere per forza filo palestinesi o filo israeliani. Cerchiamo di valutare le cose per quel che sono: l’attacco dell’Iran è stato un successo diplomatico che qualifica il paese, da decenni culla del terrorismo, dello studio delle atomiche, del terrore internazionale. Un successo strepitoso. L’Iran ha annunciato l’attacco, ha avvertito gli Stati Uniti, ha speso 30 milioni di euro per lanciare i suoi missili da tutte le basi intorno a Israele, mostrando di avere un controllo saldo della regione. L’attacco non serviva ad ammazzare gente, e infatti non ne ha ammazzata. Era previsto e annunciato, ed era solo un modo per far capire che – volendo – Israele poteva essere colpito. Sia in vite umane che nel portafoglio: non è un caso che per difendersi abbia dovuto spendere quasi un miliardo di euro. In più, e non è una finezza, l’Iran ha usato una norma internazionale per il proprio attacco, ovvero il “diritto all’autodifesa” sancito dall’Onu. Si mette quindi all’interno del consesso di regole civili, e non all’esterno. Insomma, non ha sbagliato una virgola, mostrando che anche da quelle parti non ci sono solo pastori col Kalashnikov, ma pure gente che sta dando una svolta – non necessariamente positiva per noi, ma da rilevare – a una nazione che forse abbiamo bisogno di studiare meglio.