L’idiozia di candidare Salis in Europa

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Di Fabio Massa

E’ giusto chiedere che Ilaria Salis non vada più in catene in tribunale? E’ giusto che non sia tenuta al guinzaglio come un cane? E’ giusto che sia trattata come richiede non tanto la legge, ma quanto l’umano sentire e la civiltà occidentale? Sì. E’ giusto, ed è doveroso. E’ doveroso richiederlo a tutti i Paesi, magari partendo dal nostro, che quanto a condizioni carcerarie è tra i peggiori d’Europa. La civiltà di un popolo si misura anche e soprattutto da questo, da come tratta i colpevoli. E figurarsi se molti di quelli che stanno in carcere ancora non sono stati neppure dichiarati colpevoli, ma sono in attesa di giudizio. Quindi, la battaglia ovunque e per chiunque, è una battaglia giusta e va combattuta. Va bene. Ma adesso si apprende che il maggior partito del centrosinistra, ovvero il Partito Democratico, vorrebbe candidare Ilaria Salis alle Europee. E questo è tutta un’altra cosa. Perché una cosa è combattere per la Salis perché sia trattata umanamente, una cosa invece è farne un simbolo politico. Cosa che, peraltro, non gioverebbe neppure a lei perché chi entra nell’agone politico ha gli amici, ma pure i nemici. Gioverebbe, questa idea malsana, al Partito Democratico? No, se non a una parte molto ridotta che vuole come al solito candidature di bandiera, simboli, spostamento a sinistra. Perché Ilaria Salis non è soltanto il simbolo di una ingiustizia di trattamento da parte della pessima giustizia di Budapest, ma è anche una insegnante (insegnante!) che occupava le case illegalmente a Milano e che manifestava anche in modo violento. Il Pd può candidare una persona che ha teorizzato l’occupazione delle case popolari quando poi sui territori combatte l’abusivismo con i suoi sindaci, i suoi assessori, i suoi rappresentanti istituzionali? Il Pd può candidare una persona che non ripudia la violenza come metodo di fare politica? Cioè, in definitiva: siamo sicuri che Ilaria Salis sia conforme ai valori del partito che vorrebbe candidarla? Oppure è l’ennesima fuga in avanti, o indietro, di un partito allo sbando?

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