Di Fabio Massa
Come si è avvitata la vicenda pugliese. Sarebbe avvincente se non fosse avvilente. La storia è questa. Un’operazione della Direzione distrettuale antimafia fa finire in carcere o ai domiciliari decine di persone, tra cui una consigliera di maggioranza. La notizia rimane seminascosta, ma poi succede che il Governo, a dir la verità con un tempismo degno di nota visto che tra poco ci sono le elezioni, decide di avviare una commissione che – in teoria – potrebbe addirittura sciogliere Bari per mafia. Ci si può immaginare che cosa penserebbero i cittadini. Fin qui, è tutto abbastanza “coperto”. Ma il sindaco, Antonio Decaro, che si gioca la riconferma, parte all’attacco del governo, convoca una conferenza stampa e piange, grida, sfila con Libera di don Ciotti. La stampa, in maniera anche un po’ strabica, gli dà grande evidenza. E qui c’è la prima stranezza, che abbiamo già evidenziato: i riflettori si accendono non sul fatto che la Dda ha arrestato un sacco di persone, ma sul fatto che Decaro si lamenta della commissione. Come ho già avuto modo di raccontare, quando nel 2013 arrestarono un assessore regionale con le stesse accuse, cadde la giunta Formigoni, in Lombardia. L’ultimo colpo di scena è un discorso incredibile di Michele Emiliano. Che racconta “l’origine dell’antimafia di Antonio Decaro”, dicendo che era andato a parlare con la sorella di un boss per garantirgli la sicurezza. Poi è spuntata fuori pure una foto con la sorella, ma non si capisce a quando risalga. Insomma, un groviglio in cui non si capisce più niente. Personalmente penso che Decaro sia stato un ottimo sindaco, ma lo dico a 800 chilometri di distanza, vedendo come è cambiata Bari, e non vivendola. Ma a 800 chilometri di distanza si vede pure che tutta questa vicenda è un bel pasticcio, e forse davvero servirebbe una commissione per capire chi ha fatto che cosa.