Data di scadenza a quattro anni. E la Sardegna non conta niente

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Di Fabio Massa

Ogni cinque anni gli italiani scelgono una maggioranza diversa. Avviene dalla caduta della Prima Repubblica, e neppure quando Berlusconi governava tutto e aveva un consenso bulgaro riuscì a sovvertire questa legge. Non si capisce dunque per quale motivo Giorgia Meloni dovrebbe fare eccezione. Non ha fatto eccezione Matteo Renzi, che nel punto più fulgido della sua carriera politica con il Partito Democratico arrivò a oltre il 40 per cento. Non ha fatto eccezione Matteo Salvini, che arrivò a cifre analoghe. Non farà eccezione Giorgia Meloni. Gli italiani, dopo 5 anni, scelgono il cambiamento. Se il cambiamento c’è, ovviamente. E il cambiamento, in un modo o nell’altro, c’è sempre. Dunque, il tema è questo: quale è il leader o la leader che si sta profilando per quando Giorgia Meloni avrà finito? E poi c’è un secondo tema: davvero la Sardegna è l’inizio della fine? In effetti, no. Non lo è affatto. Il consenso nella premier è ancora molto alto, e il voto sardo è un voto locale, non nazionale. Vuol dire poco. Analogamente vorrà dire poco il voto delle Europee. Ma torniamo in Sardegna: la dinamica è viziata da vicende ovviamente locali. Per caso gli analisti politici nazionali potevano prevedere che il candidato di centrodestra, Paolo Truzzu, sindaco di Cagliari, perdesse così malamente proprio nella sua città? E perde nella sua città perché la Meloni è al governo? Oppure – e ipotizzo senza sapere – perché magari avrà fatto un regolamento diverso dei rifiuti, del verde o delle mense scolastiche? Però l’Italia è così: pensa che un leader quando vince sia invincibile, e quando comincia a perdere sia già morto. In effetti è tutto molto più lento. Un processo nel quale chi governa erode pian piano il proprio consenso. E visto che non ci sono più partiti, ma leader di partito, quando questo consenso si esaurisce, anche il partito si esaurisce. Un discorso più complesso, diciamo, di una regione con un milione e mezzo di persone, nella quale hanno votato circa 700mila persone. Non era un voto politico quello in Lombardia, che ha 10 milioni di abitanti. Figurarsi quello in Sardegna. E’ l’inizio della fine? Ogni cosa può essere l’inizio di qualcosa che – ineluttabilmente – probabilmente finirà tra quattro anni.

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