“Le invisibili”, tra l’Etiopia degli anni Trenta e la Milano dei giorni nostri

Memoria, colpa e redenzione: nel suo romanzo, l'autrice Elena Rausa getta nuova luce sulle nefandezze del fascismo al di fuori dell’Italia.

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Elena Rausa, scrittrice e docente milanese, è l’autrice del libro “Le invisibili” (Neri Pozza Editore), in libreria dal 9 febbraio.
Ambientato tra l’Etiopia degli anni Trenta e la Milano dei giorni nostri, “Le invisibili” getta nuova luce sulle nefandezze del fascismo al di fuori dell’Italia.

Ecco la trama: Addis Abeba, Etiopia, 1937. Saverio Gargano, un giovane pugliese che si
è trasferito nella colonia africana per lavorare come tappezziere, uccide un
connazionale che ha violentato Ekelé, la ragazza che insieme all’anziano padre
gli affitta una stanza. Qualche anno prima ha lasciato in Italia la fidanzata
Nicoletta, che un giorno, allarmata da una lettera di Vittorio, parte per cercarlo e
resta in Etiopia lavorando come maestra. I due avranno un figlio, Arturo; mentre
il figlio di Ekelé, Dawit, piú grande di Arturo di cinque anni, viene considerato da
tutti, Nicoletta compresa, figlio di Vittorio. Trascorrono gli anni e Arturo è ormai un uomo sull’ottantina e vive in un villino a Milano. Un incidente stradale gli procura una lesione cerebrale detta cecità corticale, ovvero vede cose che gli altri non vedono e che non esistono. Si prendono cura di Arturo l’infermiera Fatima, conosciuta durante la degenza in
ospedale, e Tobia, un ragazzo inviato dai servizi sociali in seguito a una denuncia
per atti vandalici. Dopo un iniziale periodo di diffidenza, Tobia e Arturo diventano amici: il ragazzo si appassiona cosí ai racconti africani di Arturo. Arturo racconta a Tobia anche del coinvolgimento di suo padre Vittorio nella strage di Zeret, quella in cui gli italiani combatterono i ribelli della resistenza etiope, fino a colpirli con le armi chimiche nella caverna di Zeret. Una storia che, in modo inaspettato e misterioso, si intreccia a quella dello stesso Tobia.

Ascolta l’intervista all’autrice

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