Oratori milanesi, luoghi di inclusione e accoglienza

Presentata una ricerca promossa dalla Fondazione Oratori Milanesi e Fondazione Ambrosianeum. Dallo studio emerge la distribuzione fitta e capillare degli oratori, capace di offrire un servizio di prossimità, accessibile a piedi in 5-10 minuti in ogni quartiere di Milano.

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146 oratori presenti nei 12 decanati in cui è divisa Milano.  Sono stati “mappati” in una ricerca dal titolo “Il posto degli oratori – Una mappa delle proposte educative e ricreative per gli adolescenti di Milano”.

Promossa dalla FOM (Fondazione Oratori Milanesi) e dalla Fondazione Ambrosianeum, la ricerca è stata realizzata tra maggio 2022 e gennaio 2023, anche attraverso la somministrazione di questionari online, da docenti e ricercatori dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca e del Politecnico. I dati della ricerca sono stati presentati da Rosangela Lodigiani, docente di Sociologia dei processi economici e del lavoro all’Università Cattolica del Sacro Cuore, e da Veronica Riniolo, ricercatrice di Sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore.

L’analisi socio-demografica ha messo in luce la grande eterogeneità della popolazione residente nei 12 decanati della città (per esempio con riferimento alla distribuzione per età e alla composizione dei nuclei familiari). Una varietà a cui – ha sottolineato Veronica Riniolo – corrisponde una certa disomogeneità nell’offerta educativa e ricreativa proveniente dal settore pubblico e da quello privato: «Alcuni territori, perlopiù quelli maggiormente svantaggiati dal punto di vista socio-economico, risultano più scoperti rispetto ad altri, con poche proposte rivolte ai più giovani. In particolare, alcuni quartieri di recente sviluppo (anche molto popolosi come Cascina Merlata) e i nuovi complessi residenziali (come quelli del Figino nel decanato Baggio) rischiano di rimanere esclusi dall’offerta educativa e ricreativa».

Dallo studio emerge invece la distribuzione fitta e capillare degli oratori all’interno del Comune di Milano, capace di offrire un servizio di prossimità, accessibile a piedi in 5-10 minuti in ogni quartiere. Gli oratori sono quindi in grado di garantire potenzialmente una copertura estesa e diffusa del territorio milanese, rappresentando, soprattutto in alcune aree della città, uno dei pochi centri di aggregazione giovanile e un punto di riferimento e inclusione sociale.

Una parte importante dello studio ha cercato di delineare l’identikit di chi frequenta l’oratorio e di individuare le motivazioni di tale scelta. Accanto ai bambini e ai preadolescenti coinvolti nell’iniziazione cristiana – destinatari della pastorale giovanile “classica” – si osserva che, con l’aumentare dell’età, la presenza in oratorio diventa una presenza “ingaggiata”, ovvero impegnata a frequentare in modo attivo le proposte. Meno presenti dei bambini in termini numerici, i più grandi hanno però una presenza più attiva.

Si tratta inoltre di una presenza sempre più “mista” in termini multiculturali e multietnici. L’indagine – ha sottolineato Rosangela Lodigiani – “fa emergere una apertura all’accoglienza e all’integrazione che nei fatti si realizza negli spazi aperti e nelle attività informali dell’oratorio, nelle attività educative e ricreative più strutturate e persino, anche se più raramente, nei percorsi di educazione alla fede, con soluzioni di inclusione anche molto diversificate tra loro. Soluzioni che riflettono la capacità ma anche la creatività di alcuni responsabili di oratorio, coadiutori, laici impegnati come catechisti o educatori, nel rendere inclusive le proposte”.
La capacità degli oratori di accogliere e valorizzare le diversità è interpellata anche su altri fronti, ad esempio quello riferito a ragazzi e ragazze con bisogni educativi speciali o portatori di disabilità.
Una parte della ricerca è dedicata a esplorare i segni lasciati dalla pandemia anche nei preadolescenti e adolescenti che frequentano l’oratorio e le conseguenze sulla proposta educativa: si osserva che l’emergenza sanitaria ha spinto a sviluppare nuovi linguaggi, consentendo di innovare non tanto i contenuti ma il metodo delle proposte educative e ricreative instaurando rapporti più diretti con gli educatori, gli animatori e i volontari. È risultato così più facile entrare in contatto con le fragilità nascoste o meno visibili.

In conclusione del suo intervento Rosangela Lodigiani ha proposta la formula dell’“oratorio delle 4 C”: comunità, convivialità, condivisione, co-protagonismo, «un oratorio che annuncia il Vangelo entrando nella storia concreta dei ragazzi, offrendo la possibilità di incontrarlo nei volti delle persone, attraverso relazioni e spazi di incontro informale, non necessariamente strutturato, che valorizzi i giovani come primi annunciatori del Vangelo ad altri giovani».

«La Chiesa ambrosiana si interroga sui suoi oratori. Si chiede cosa stanno diventando, nell’ambito dei cambiamenti affascinanti e frenetici che interessano oggi Milano. Si domanda come offrirli rinnovati alla convivenza cittadina, come spazi di incontro libero, sottratto alla richiesta di prestazione. La ricerca – mentre offre la sua analisi documentata – esplicita una domanda di fondo, che non esprime preoccupazione ma soprattutto desiderio di porsi come fattore costruttivo per l’intera città» afferma don Stefano Guidi responsabile della Fom.

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