L’Università Statale di Milano ha voluto dedicare la Giornata della Memoria – quest’anno segnata dalla tragedia in corso in medio oriente – alla Senatrice a vita Liliana Segre. Accolta da un’Aula Magna gremita, in un clima di profonda commozione, alla presenza del Ministro dell’Università e Ricerca Anna Maria Bernini, Liliana Segre è stata insignita della laurea honoris causa magistrale in Scienze storiche.
Queste le motivazioni sulla pergamena “per aver offerto alla ricerca storica la sua straordinaria testimonianza; per aver dato alle nuove generazioni gli strumenti per comprendere avvenimenti fondamentali del nostro passato; per avere raccontato con rigore e obiettività l’Indicibile; per la sua battaglia contro l’indifferenza e l’oblio dinanzi agli orrori della Shoah e per il suo impegno contro ogni forma di antisemitismo, razzismo e intolleranza”. Dopo il saluto del Ministro dell’Università e Ricerca, Anna Maria Bernini, l’introduzione del Rettore Elio Franzini e quella del Direttore del Dipartimento di Studi storici Andrea Gamberini, lo storico Marco Cuzzi ha pronunciato la laudatio, dal titolo “Quel lungo sentiero di Liliana Segre”.
Nell’incipit del saluto del Rettore Franzini, la citazione dai Fratelli Karamazov mette subito al centro “le lacrime sempre ingiustificabili” dei bambini, la cui sofferenza “impedisce l’armonia del creato”. Il Rettore ricorda che Liliana Segre era una bimba quando partì dal Binario 21 della Stazione Centrale, “destinata a uno dei più grandi orrori senza riscatto che la storia ha generato”. “Una storia che continua a generare orrori, a massacrare bambini” – continua Franzini – da Gaza al Sudan, dal Congo al Mali e all’Ucraina”. Il Rettore cita la stessa Senatrice Segre, “spettatrice impotente” davanti alla guerra, “in pena per Israele ma anche per tutti i palestinesi innocenti, intrappolati nella catena delle violenze e dei rancori”.
La laurea honoris causa attribuita a Liliana Segre richiama quella che per il Rettore è la funzione fondamentale dell’Università: “tenere viva la memoria, in primo luogo della Shoah, studiarla, coltivarla, trasmetterla – non smettere mai”.