Di Fabio Massa
Sfortunato è il Paese che ha bisogno di eroi, diceva un detto. Il senso è che se c’è bisogno di eroi, vuol dire che sono tempi molto duri. Tempi nei quali non c’è una giustizia. Ma c’è anche un Paese più sfortunato – e qui parliamo dell’Italia. E’ il Paese che non solo ha bisogno di eroi, ma che eleva ad eroi gente che sega i pali degli autovelox, che smonta i dossi, che disegna i falli sulle auto private parcheggiate sui posti per i tassisti. Potrebbe anche sembrare irreale, e invece signori e signori, è tutto vero. Hanno anche dei nomi veramente da sballo, questi supereroi italici. Quello che taglia gli autovelox con il flessibile è FlexiMan, quello che smonta i dossi è Dossoman, il tassista che punisce gli automobilisti indisciplinati è DickMan. Ora, tutte e tre le categorie riguardano le automobili, di riffa o di raffa. E qualcosa vorrà pur dire. Perché l’automobile è percepita dall’italiano medio come un diritto inalienabile: il diritto a muoversi. Mi viene in mente che c’erano persone, non particolarmente sportive e che magari avevano voglia di rimanere a casa, in tempi normali, che durante il lockdown si erano inventate di tutto pur di poter uscire. Dopodiché FlexiMan e DossoMan sono le espressioni di un malessere profondo, ma sono anche espressioni cretine. Perché gli autovelox servono sì a fare cassa, ma a far cassa per i conti dei comuni, che servono ai figli di Flexi e di tutti gli altri per la scuola elementare, o per lo scuolabus, o per la piscina comunale. E Dosso? DossoMan è anche peggio: perché quei dossi sono stati messi perché i residenti, evidentemente, li richiedevano. Possono non piacere, ma il diritto è di chi ci vive, in un posto, non di chi ci deve sfrecciare. A nessuno piace prendere un dosso e ancor meno una multa per eccesso di velocità. Ma se questi sono gli eroi che si merita l’Italia allora vien voglia di tifare asteroide