Varese, sedie scagliate e pc contro il muro perché “la pasta è troppo salata”

Un marocchino di 31 anni è stato condannato a 3 anni e un mese, oltre a mille euro per ciascuno dei figli (sono 4), e 2 mila per la madre. Rimandata la quantificazione del danno ad un futuro processo civile. A denunciare l'uomo, la suocera.

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Un marito, con cui è in corso una separazione, da cui ha avuto 3 figli. Nel frattempo incontra un altro uomo col quale mette su famiglia, e padre del suo quarto figlio. Ma non è tutto rose e fiori. Si inizia con risposte poco educate, diventate sempre più pesanti fino alle pretese di “portare rispetto” e di tenere una precisa condotta familiare, tra cui far da mangiare, e farlo bene. In un caso la pasta troppo salata ha scatenato la rabbia dell’uomo, un 31enne di origini marocchine. Secondo l’accusa l’uomo si sarebbe reso protagonista di sedie scagliate per casa, bastoni impugnati e pc fatti volare contro le mura domestiche, tutto di fronte ai figli minorenni. Per questo viene denunciato, non dalla compagna (classe 1996) ma dalla suocera; scatta l’allentamento da casa e le indagini, culminate oggi con la condanna dell’uomo, artigiano e fino ad ora incensurato. “Neppure una multa per divieto di sosta” aveva detto il legale dell’uomo, l’avvocato Zanzi. Il difensore dell’uomo aveva poi specificato che “gli episodi contestati sono in tutto tre, nel corso di due anni. Inoltre non c’è refertazione medica circa eventuali lesioni patite dalla donna e l’uomo ha sempre chiesto scusa dopo aver commesso i fatti contestati”. Il difensore della donna, l’avvocato Boni, aveva chiesto, oltre il riconoscimento della responsabilità penale dell’imputato, una cifra congrua da devolvere a centri antiviolenza e da rifondere su libretti di risparmio intestati ai figli. La pm Giulia Grillo aveva chiesto 6 anni di reclusione visto il reato che prevede un calcolo di pena che tiene conto dell’aggravante della violenza assistita dei minori. Alla fine la decisione del Collegio si è indirizzata su di una pena di 3 anni e un mese, rimandando la quantificazione del danno ad un futuro processo civile, disponendo tuttavia il pagamento di mille euro per ciascuno dei figli, e 2 mila per la madre, in formula equitativa.

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