In aula al processo a suo carico per l’omicidio della fidanzata Giulia Tramontano incinta al settimo mese, Alessandro Impagnatiello ha reso alcune dichiarazioni spontanee davanti alla Corte d’Assise di Milano: “”Sto chiedendo unicamente a tante persone scusa ma non sarà mai abbastanza”. “Sono stato preso da qualcosa che risulterà sempre inspiegabile e da disumanità – ha aggiunto – Ero sconvolto e perso. Quel giorno ho distrutto il bambino che ero pronto ad accogliere. Quel giorno anche io me ne sono andato, sono qui a parlare ma non vivo più. Non chiedo che queste scuse vengano accettate, perché sto sentendo ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio e molto di più, non posso chiedere perdono”.
Mentre pronunciava queste parole, la sorella di Giulia, Chiara, è uscita dall’aula. Poco dopo è uscito anche il padre. Ad ascoltare le sue parole sono rimasti la mamma e il fratello.
I familiari di Giulia sono stati ammessi come parti civili. La Corte d’Assise di Milano (giudici togati Antonella Bertoja e Sofia Fioretta e sei popolari), invece, ha respinto le richieste di costituzione di parte civile del Comune di Senago, dell’associazione Penelope e della fondazione Polis.