Di Fabio Massa
Chiara Ferragni è stata brava. Fedez è stato bravo. Selvaggia Lucarelli è stata brava. Sono i dominatori del web, nati grazie alla loro volontà e alle scelte giuste che hanno fatto – giorno dopo giorno, ora dopo ora, post dopo post – sui social network. Sono carriere non nate dal favoritismo di qualcuno, ma dalla loro volontà. E hanno avuto un successo enorme. Solo che adesso c’è un problema, ed è un problema che non pare risolvibile. Prendiamo Chiara Ferragni. Oggi tutti a pensare che sia morta e sepolta, fallita, in disgrazia. C’è però un numerino che non cambia: 29,4 milioni di follower. Per il caso pandoro molti di questi si saranno indignati, ma a pochi è passato per la mente di fare la fatica di un de-follow. La pigrizia e la comodità regnano nel mondo. Insomma, quei 29,4 milioni rimangono là. E’ quello il capitale di Ferragni, e non si erode. Così come non si erodono i 14,7 milioni di persone che seguono Fedez. E non si erodono il milione e mezzo di persone che – in questo caso su Facebook – seguono Selvaggia Lucarelli, al centro della bufera per la ristoratrice di Lodi trovata suicida. Il problema è che questi influencer sono assai più influenti dei giornali. Su Instagram il Corriere della Sera ha 1,7 milioni di follower contro i 29,4 della Ferragni. La voce della Ferragni è 15 volte più forte. E’ forte quanto quasi tutta la stampa italiana messa insieme. Su Facebook Selvaggia Lucarelli vale poco meno della metà del Corriere della Sera. Da sola. La verità è che viviamo in un mondo in cui gli influencer sono padroni della possibilità di comunicare. Decidono le traiettorie. In completa autonomia. Urlano contro la dittatura al governo quando i dittatori – poiché non rispondono a codici etici, ordini professionali, comitati di redazione, capiredattori e direttori – sono proprio loro. Con tutto quello che ne consegue. Adattiamoci.