“E infine, ma al loggionista che ha gridato ‘Viva l’Italia antifascista’ ed è stato identificato, che gli si fa? Chiedo per un amico”. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ironizza con una storia su Instagram dopo la Prima della Scala, durante la quale il giornalista Marco Vizzardelli ha urlato dal loggione ‘Viva l’Italia antifascista’ dopo l’inno di Mameli per poi essere identificato dalla Digos.
Il giornalista ha spiegato poi che “Nel corso dell’intervallo sono andato nel foyer e lì mi hanno fermato in quattro: mi hanno detto che erano della Digos e che dovevano identificarmi. Ho ribadito che non aveva senso e poi l’ho buttata sul ridere, spiegando che avrebbero dovuto legarmi e arrestarmi se avessi detto ‘Viva l’Italia fascista’. Si sono messi a ridere anche loro ma mi han detto che dovevano fare così. E quindi mi hanno fotografato la carta d’identità”. “A metà del primo atto – ha raccontato Vizzardelli – si è avvicinato un individuo e ho capito che si trattava di un agente in borghese. Mi sono un po’ spaventato e mi ha fatto un gesto di stare tranquillo. Alla fine dell’atto mi ha mostrato il tesserino e mi ha detto che voleva identificarmi ma gli ho risposto che non avevo fatto nulla di male e che non aveva nessun senso dato che siamo in un paese democratico”.