“Finchè non saremo libere”, a Brescia una mostra sulle condizioni delle donne in Iran

Allestita fino al 28 gennaio al Museo di Santa Giulia, a Brescia, la mostra  declina al femminile il titolo del libro "Finché non saremo liberi. IRAN la mia lotta per i diritti umani" di Shirin Ebadi, avvocatessa e pacifista iraniana esule dal 2009, prima donna musulmana Premio Nobel per la pace .

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“Finché non saremo libere” è una mostra  sul tema della condizione femminile nel mondo, con un particolare focus sull’Iran. E’ esposta fino al 28 gennaio 2024 al Museo di Santa Giulia, a Brescia. La mostra  declina al femminile il titolo del libro “Finché non saremo liberi. IRAN la mia lotta per i diritti umani” di Shirin Ebadi, avvocatessa e pacifista iraniana esule dal 2009, prima donna musulmana Premio Nobel per la pace (2003) per i suoi sforzi per la democrazia e i diritti umani, in particolare delle donne, dei bambini e dei rifugiati.
Un’esposizione che guadagna ancora più rilevanza dopo la proclamazione del Premio Nobel per la Pace 2023, che verrà conferito a Narges Mohammadi – attivista iraniana, vice-presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane nel maggio 2016 e ancora in carcere – “per la sua battaglia contro l’oppressione delle donne in Iran e per promuovere diritti umani e libertà per tutti” e l’assegnazione del Premio Sacharov 2023 per la libertà di pensiero a Jina Mahsa Amini e al movimento di protesta iraniano Donne Vita Libertà, annunciato lo scorso 19 ottobre a Strasburgo dalla presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola.

La mostra a cura di Ilaria Bernardi si inserisce in un filone di ricerca e approfondimento, che anche Fondazione Brescia Musei sta portando avanti dal 2019 indagando contesti geo-politici di stringente attualità attraverso la prospettiva e la produzione di artisti contemporanei. Come accaduto con le mostre dedicate all’attivista turca Zehra Doğan, l’artista e attivista cinese Badiucao e l’artista e attivista russa Victoria Lomasko, incentrate sul rapporto tra arte e diritti. Aperta dalla video installazione Becoming (2015) dell’iraniano Morteza Ahmadvand, la mostra si concentra interamente su artiste donne, attraverso tre sezioni: un importante nucleo di opere di artiste donne provenienti da varie aree geografiche del pianeta, e due omaggi dedicati a due artiste storiche iraniane che, seppur molto note a livello internazionale, non sono mai state protagoniste di mostre personali in Italia: Sonia Balassanian e Farideh Lashai. Il percorso espositivo si conclude con due coinvolgenti interventi site-specific – Verbum e Respiro – realizzati dalla giovane artista iraniana, Zoya Shokoohi, nel corso di una residenza a Brescia avviata dalla Fondazione Brescia Musei come parte della mostra stessa e come ideale apertura verso le future generazioni.

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