La vergogna di Airbnb

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Di Fabio Massa

Torno dopo qualche giorno sul caso Airbnb. La storia è nota. La Procura di Milano ha chiesto e ottenuto il sequestro di 779 milioni di euro da Airbnb. Perché? La storia è semplice. Si tratta delle tasse sugli affitti brevi. Chi li deve pagare? Secondo lo Stato Italiano, visto che la piattaforma è Airbnb, che vende e riscuote, deve essere il colosso che – guarda un po’ – ha sede in Irlanda. Secondo invece Airbnb devono essere i singoli proprietari di casa a fare da sè. Ovvia la differenza. In un caso si tratta di controlli e ulteriori rogne che Airbnb si deve prendere su 70mila case che vengono messe in affitto solo a Milano, figuratevi in tutta Italia. Dall’altra parte deve essere lo Stato a fare questi controlli, con relativo intasamento globale. I punti da mettere in evidenza, secondo me, sono due. Il primo riguarda la vergogna di gente come Airbnb. Non solo ha la sede legale in Irlanda, che dovrebbe essere dichiarato dall’Unione Europea, se l’Unione Europea avesse un vaghissimo senso, stato canaglia. Ma pure sulle tasse che sicuramente deve versare in Italia non ha nessuna intenzione di ottemperare all’obbligo, tanto che una Procura deve agire in modo così dirompente. Il secondo tema riguarda appunto la Procura. Da queste parti siamo sempre stati garantisti. Le leggi non le dovrebbe fare la Procura. La Procura deve perseguire gli illeciti potenziali che poi devono essere accertati da un giudice. Mi sarei aspettato, più che un sequestro della Procura, che il politico di turno, competente, dicesse apertis verbis in una bella conferenza stampa: Airbnb deve pagare le tasse, sennò finirà male. E poi l’eventuale sequestro. Invece così si continua a dare alla Procura un ruolo che non dovrebbe avere, proprio come la battaglia sull’equo compenso, sui diritti dei rider, per arrivare – eccesso degli eccessi, non giustificato – a perseguire i reati anche fuori dall’Italia. Ma così è l’Italia. Bisogna aver coraggio ad andare contro Airbnb, e la politica – di sinistra e di destra – purtroppo rimane un vaso di coccio.

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