Lavoro, aumentano le dimissioni volontarie

Secondo i dati presentati dalla Cisl, in Lombardia si sono registrate 420 mila dimissioni nel 2021 che diventano 566 mila  nel 2022, circa il 12% dei lavoratori occupati. Non attrae più la retribuzione, ma la conciliazione tra lavoro e vita personale. Il 40% ha fatto un salto nel vuoto, licenziandosi senza avere ancora una prospettiva.

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Aumentano le persone che danno le dimissioni volontarie dal lavoro. Lo sottolineano i dati presentati dalla Cisl Lombardia, relativi alla ricerca “Dentro l’epoca della Great resignation – I nuovi fattori di attrattività del lavoro nella società che cambia” realizzata da Bibliolavoro e Sindacare – Ufficio Vertenze Lombardia.
“Numerose persone stanno cambiando lavoro, per cause economiche e sociali, certo, ma c’è qualcosa di più che li spinge a cercare nuove occupazioni – afferma  Ugo Duci, segretario generale CISL Lombardia – Il fenomeno è diventato talmente significativo
da essere chiamato ‘delle Grandi dimissioni’ e  abbiamo chiesto a rappresentanti di Istituzioni, Università e mondo datoriale di aiutarci a esaminare e approfondire quanto sta accadendo proprio a partire dai dati della nostra ricerca”.
“In Italia ci sono state quasi 2 milioni di dimissioni nel 2021, oltre 2,2 milioni nel 2022 con un aumento di oltre il 35% rispetto al 2019, ben 474.000 dimissioni in più, un incremento importante – analizza Enzo Mesagna, segretario generale CISL Lombardia –  per quanto riguarda la Lombardia, si sono registrate 420 mila dimissioni nel 2021 che diventano 566 mila  nel 2022, circa il 12% dei lavoratori occupati, numeri che rappresentano un campanello d’allarme. La contrattazione diventa allora il naturale approdo di queste istanze. Come sindacato abbiamo quindi una grossa responsabilità: creare delle condizioni di lavoro migliori, il che significa non solo aumentare la produttività e l’efficienza aziendale, ma soprattutto restituire alle persone un luogo in cui poter ritrovare quel benessere complessivo tanto ricercato dai lavoratori e della lavoratrici che danno vita al fenomeno della great resignation”.
Ad illustrare i dati della ricerca, il direttore di Bibliolavoro, Francesco Girolimetto.
“La ricerca che ha coinvolto oltre 2.000 lavoratori e lavoratrici in Lombardia che
hanno rassegnato le proprie dimissioni volontarie ha messo in luce come stiano
cambiando i fattori che rendono un lavoro attrattivo e soddisfacente in particolare
tra giovani e meno giovani. Non sono più fattori oggettivi come la retribuzione a rendere un lavoro soddisfacente, ma ci sono fattori più soft di carattere più sociale e
psicologico come l’evitare un eccessivo carico di stress di  lavoro correlato o
l’accesso a misure di conciliazione tra  lavoro e vita personale. I settori più
interessati sono il terziario, il commercio e le attività di ristorazione proprio dove è
difficile sperimentare la conciliazione e dove i fattori di stress sono più evidenti.
Altro dato interessante: 6 lavoratori su 10 avevano già un’alternativa quando hanno
deciso di dimettersi, ma il 40% ha fatto un salto nel vuoto non avendo ancora una
prospettiva”.

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