Di Fabio Massa
La vicenda di cui parliamo oggi è quella dello scherzo, se vogliamo chiamarlo così, a Giorgia Meloni. Riassunto: un mesetto fa due comici russi si spacciano per diplomatici africani e parlano con Giorgia Meloni per un po’ di Ucraina e di migranti. Peccato che non lo siano: sono solo due comici (che per alcuni sono spie, ma mi sembra eccessivo) che hanno sfruttato il fatto che in quei giorni effettivamente Giorgia Meloni aveva in programma incontri con i capi di stato africani, e hanno provato a farle dire qualcosa di compromettente. Ora, c’è un problema. Se uno chiama a Roma e si fa passare la premier c’è evidentemente un problema. Quello che nessuno dice, e pure i giornalisti che fanno tanto gli scandalizzati, è che i giornalisti di mezza Italia hanno il cellulare di Meloni e pure di tutti i predecessori della Meloni. Non vi fate illusioni: è così. E posso testimoniarvelo direttamente. Dunque, chiamare un premier non è così difficile. Il problema è se risponde o no, ma questo è un altro ragionamento. Che ci sia stata una figuraccia internazionale, perché non è possibile che lei parli al telefono con gente che non è verificata è indubbio. Che il suo staff le abbia fatto fare una figura da deficiente è indubbio. Che lei sia arrabbiata con il suo staff è normale. Ma c’è un ma. Che cosa dice lei in quei 18 minuti di telefonata? Oggettivamente niente di compromettente. Non è scontato. Quanti di voi, se intercettati al telefono, specialmente se vogliono costruire un rapporto “confidenziale” per ottenere favori diplomatici, non si lasciano andare a qualcosa non dico di sconveniente ma quantomeno di meno che opportuno? La Meloni, da questo punto di vista, è stata davvero prudente. Non si potrebbe dire lo stesso di altri. E infatti, guarda un po’, la polemica non è su quello che lei ha detto, ma sul fatto che le hanno fatto uno scherzo. Che, francamente, non faceva neanche molto ridere.