Vinicio Capossela al Teatro Arcimboldi

Lunedì 13 novembre arriva al TAM Teatro Arcimboldi di Milano "Con i tasti che abbiamo - tredici canzoni urgenti in teatro", il tour con cui Vinicio Capossela presenta nei principali teatri italiani l’ultimo lavoro discografico "Tredici Canzoni Urgenti".

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Lunedì 13 novembre arriva al TAM Teatro Arcimboldi di Milano “CON I TASTI CHE CI ABBIAMO – TREDICI CANZONI URGENTI IN TEATRO”, il tour con cui Vinicio Capossela presenta nei principali teatri italiani l’ultimo lavoro discografico “Tredici Canzoni Urgenti”, uscito ad aprile e vincitore della Targa Tenco 2023 nella categoria Miglior Album in assoluto.
Le Prevendite sono attive sui principali circuiti (Ticketone, Ticketmaster,Vivaticket, Diyticket, bigliettoveloce.it).

Un viaggio in musica che sta attraversando tutta la Penisola, toccando 30 città, durante il quale l’artista prende per mano il suo pubblico guidandolo tra parole e musica attraverso le tracce del suo ultimo lavoro discografico. Un disco che sviscera tematiche sociali e legate all’attualità come forse mai prima nella carriera del cantautore, che si traduce in un tipo di esecuzione che esalta le parole, per ascoltare nella pulizia dell’espressione musicale la loro importanza. Oltre alle canzoni del nuovo disco, ci sarà anche spazio per alcuni dei più preziosi brani dell’ampio repertorio di Capossela.
Ad accompagnare Vinicio Capossela sul palco, Andrea Lamacchia al contrabbasso, Piero Perelli alla batteria, Alessandro “Asso” Stefana alla chitarra, Raffaele Tiseo al violino, Daniela Savoldi al violoncello, Michele Vignali al sassofono. Non mancheranno ospiti speciali.

“È un concerto che prende corpo dal disco tredici canzoni urgenti, canzoni di carattere civile che rispondono a un fenomeno – racconta Capossela – ; è un concerto che ha che fare con la sospensione dell’incredulità, quindi col mondo dell’immaginazione, perché l’immaginazione è la nostra grande opportunità di trasformare i limiti in possibilità. Abbiamo chiamato questa serie di concerti in teatro ‘con i tasti che ci abbiamo’. Quando mancano dei tasti dal pianoforte bisogna cercare melodie con quelli che sono rimasti. Il nostro concerto vorrebbe essere un invito a fare con quello che si ha, a fare dei limiti una possibilità e soprattutto a non avere paura di sbagliare”.
“La musica si fa insieme, ogni canzone viene completata dall’ascolto, l’esecuzione dal vivo, il fatto di essere insieme è un fatto anche questo civile, corale, organico. Anche la scenografia che abbiamo pensato è una specie di anfiteatro quasi a completare l’abbraccio del pubblico.

Protagonista assoluta della scenografia che caratterizza lo spettacolo è un’enorme luna gonfiabile, che funge sia da mimesi della luna che da luna giocattolo. Una luna magnetica, che sprigiona la sua forza sui sogni, che attira a sé i fluidi e il senno. Una luna che rischia di cadere sulle nostre teste per quanto è appesantita dalla la discarica delle nostre vanità, ma che allo stesso tempo risuona da sempre di tutte le fantasticherie umane.
“Una grande luna, come quella che si era immaginato Ariosto, cui il poeta ha dedicato quella straordinaria metafora per cui il senno è andato sulla luna, ma sulla luna ci sono anche tutte le cose per cui gli uomini perdono il senno sulla terra: le vanità, il potere, la seduzione. Ecco li abbiamo tutti in una bella luna gonfiabile, alla fine la facciamo scoppiare e così torniamo a terra dove si sa che non è rimasto altro che follia”.

Tredici canzoni urgenti è un disco che nasce dall’urgenza di interpretare e dare voce ai problemi più stringenti del momento storico che stiamo vivendo: la violenza di genere, la cattiva educazione alle emozioni, l’abbandono scolastico, la delega da parte degli adulti all’intrattenimento digitale in cui versa l’infanzia, la cultura usata come mezzo di separazione sociale, il carcere inteso come reclusione senza rieducazione, il parossismo consumistico generato dal capitalismo predatorio.

Canzoni che nascono dalla necessità di affrontare e confrontarsi con le problematiche che affollano un mondo ormai supino, sprofondato sul divano di fronte alla continua spettacolarizzazione della realtà. Un mondo in cui ogni cosa, compresa l’emozione, è stata domiciliarizzata e disincarnata sotto un velo che ha nascosto alla coscienza la preparazione della peggiore delle catastrofi: la guerra, con tutto il corollario della violenza, dell’avvelenamento, della semplificazione e della vanificazione di ogni sforzo “culturale” volto a costruire una comunità di uomini liberi e uguali.

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