Di Fabio Massa
La notizia potrebbe essere derubricata sotto il titolo: svalvolati che rischiano di far del male ai bambini. Secondo me c’è però qualcosa di più. La storia è quella di una coppia, lui 41 anni, lei 31, che ha lasciato una bambina di 8 mesi in un parcheggio di Cusago, con i finestrini chiusi e la macchina spenta, per andare a festeggiare in un ristorante il matrimonio di un amico. I carabinieri, una volta arrivati sul posto, hanno potuto appurare che era in corso una videochiamata con i genitori, che così dicevano di “controllare” lo stato di salute della piccola. Fa rabbrividire? Sì. Non tanto per il fatto in sé, che non ha prodotto alcun significativo danno, poiché la piccola stava bene, ma per quello che sta dietro la decisione dei due. Svalvolati? Forse sì. Ma che condividono con tantissimi loro coetanei l’idea che avere un figlio piccolissimo non deve essere di intralcio al divertimento. L’idea di base di molti genitori oggi è che fin dai primi mesi i piccoli possono essere sballottati tra aperitivi e ristoranti, perché “basta abituarli”. E il sottotesto spesso non detto è che i genitori “hanno il diritto di vivere la loro vita anche se ci sono i figli”. Ogni caso ovviamente fa storia a sé. Se un figlio è particolarmente sano, e accondiscendente rispetto alle necessità dei genitori, la libertà concessa è maggiore. Ma si tratta pur sempre di questo: libertà concessa. Perché il diritto del figlio sopravanza, anche per legge oltre che per buon senso, quello dei genitori. E i genitori, nel fare un figlio, devono sapere e accettare il fatto che viene prima la necessità del bambino piuttosto che quella al “divertimento” loro. E’ un fatto che un tempo sembrava tanto ovvio da risultare banale, e che invece non lo è più. Oggi i genitori vogliono dei diritti, mentre i diritti ce li hanno solo i bimbi, e al massimo ci sono spazi ridotti di libertà tra un loro diritto e l’altro. Ed è giusto così. E’ naturale così. Con buona pace di svalvolati, matrimoni e videochiamate.