Ricorso al Tar contro la bocciatura del referendum regionale sulla sanità

I promotori del referendum sulla sanità lombarda, che puntano ad eliminare l'equiparazione tra pubblico e privato, annunciano un ricorso contro la decisione del Consiglio Regionale che ha votato l'inammissibilità della consultazione.

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La protesta delle opposizioni in Consiglio Regionale dopo il voto contro il referendum.

Annunciano un ricorso al Tar i membri del comitato promotore del referendum sulla sanità lombarda che il Consiglio regionale ha bocciato votandone l’inammissibilità nella seduta del 12 settembre. “Si farà ricorso al TAR, nei tempi più brevi consentiti, contro l’arrogante e antidemocratica decisione della maggioranza in Consiglio regionale, che ha cancellato il Referendum sulla sanità e il diritto dei cittadini lombardi a decidere su come deve essere gestita la propria salute, vista la situazione disastrosa del servizio sanitario pubblico, sempre più soverchiato dal privato” hanno spiegato annunciando anche il lancio di una iniziativa di ‘mail bombing’ indirizzata al presidente della Regione Attilio Fontana e l’organizzazione di 10 giornate di mobilitazione con manifestazioni nei territori e manifestazione conclusiva a Milano dal 10 al 21 ottobre. Il quesito referendario punta sostanzialmente ad eliminare la parità tra pubblico e privato nella sanità lombarda per destinare maggiori fondi alle strutture pubbliche dove oggi, come noto, le liste d’attesa per chi si cura con il Servizio Sanitario Nazionale, sono spesso lunghissime. Per alcuni esami diagnostici si deve attendere da molti mesi a oltre un anno. La maggioranza di destra di Regione Lombardia ha replicato affermando, in sostanza, che il referendum andrebbe contro gli stessi interessi dei lombardi perché impedirebbe loro di curarsi in strutture (quelle convenzionale con Regione Lombardia e il SSN) altrimenti riservate solo ai pazienti ‘solventi’, cioè che possono pagare, o assicurati.

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