Tre persone aderenti alla campagna “Non paghiamo il fossile” promossa dal gruppo Ultima Generazione hanno spruzzato vernice arancione lavabile sul telo che cinge temporaneamente il monumento equestre a Vittorio Emanuele II in piazza Duomo a Milano e poi si sono sdraiati sull’asfalto. Un giovane intanto lanciava volantini. E due persone hanno esposto uno striscione con la scritta “Ultima Generazione. Stop sussidi ai fossili”. Tempestivo l’intervento delle forze dell’ordine in borghese, che alle 18:32 ha trascinato via i partecipanti. Lo comunicano gli stessi ragazzi di Ultima Generazione.
Il monumento era recintato dal 29 giugno scorso, data in cui il Comune ha avviato, a spese di un privato donatore, i lavori di ripulitura della statua equestre dopo l’imbrattamento del 9 marzo scorso.
“Il gesto – spiega Ultima Generazione – vuole denunciare l’ipocrisia dei politici, la cui priorità è ripulire una statua per far tornare tutto come prima e nascondere la propria inettitudine. Invece di riconoscere la gravità della situazione, si finge che tutto possa continuare così com’è. Invece di guardare in faccia la crisi e adottare subito misure urgenti per affrontarla, si soffoca la voce di chi protesta. Invece di ammettere la verità, se ne cancella ogni traccia. Così torniamo a imbrattare il telo: perché? Perché un telo non può coprire i crimini del Governo”.
“Questa è un’azione simbolica: il telo intorno alla statua che abbiamo imbrattato nasconde ciò che abbiamo fatto, ciò che è successo. Il telo vuole far dimenticare noi e l’orrore del collasso che stiamo vivendo. Non tornerà tutto come prima, le conseguenze del surriscaldamento del pianeta sono irreversibili. E così torniamo qui per urlare di nuovo e ricordare che non possiamo dimenticare, né continuare a rimuovere i danni degli eventi estremi e della siccità: a ogni ondata di calore, alluvione e tromba d’aria ci spaventiamo, ma il giorno dopo facciamo finta che non sia successo. Sporcare il telo vuol dire questo: basta far finta che tutto tornerà come prima”, ha dichiarato Filippo.
“Questa normalità non è per niente normale, e noi siamo qua a testimoniarlo. Le catastrofi climatiche sono ben più gravi di una macchia gialla sul sedere di un cavallo di bronzo, per cui pure ci si sta prodigando così tanto. Magari la stessa attenzione riservata a questa statua venisse dedicata alle migliaia di vittime della crisi climatica, a chi ha perso la propria casa o il proprio raccolto, a chi sa che non avrà un futuro. Sono sconcertata dal fatto che in questo Paese le cose vengano trattate molto meglio delle persone. Questo gesto, che non avrei voluto fare, esprime la mia rabbia e indignazione al riguardo”, ha aggiunto Elisa.
“Anche questo mese, decine e centinaia di milioni di euro di spese pubbliche saranno destinate a coprire i danni della crisi climatica, provocata da decenni di inerzia in cui la scienza non è stata ascoltata, e che saranno a carico delle future generazioni, che pure pagheranno sulla loro pelle anche tutte le future conseguenze del collasso ecologico e climatico, i costi delle quali sono inestimabili”.