Uber Eats, i sindacati impugnano i licenziamenti dei rider

"La proposta che ieri Uber Eats ha reso pubblica stanziando 1 milione da dividere tra soli 2200 rider (mediamente 450 euro a lavoratore), è lesiva della dignità dei rider" dice il sindacato Usb in una nota.

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I rider dicono no alla proposta di “buonuscita” di Uber Eat,  che un mese fa ha comunicato la cessazione dell’attività in Italia. “La proposta che ieri Uber Eats ha reso pubblica stanziando 1 milione da dividere tra soli 2200 rider (mediamente 450 euro a lavoratore), ovvero quelli che hanno lavorato negli ultimi sei mesi è lesiva della dignità dei rider, che hanno lavorato per anni per questa azienda, pure durante la pandemia e lascia indietro moltissimi di loro che hanno visto il loro account bloccato da Uber per i più svariati motivi” scrive il sindacato Usb in una nota.  “Anche il metodo di suddivisione di queste briciole suona come una presa in giro, dipendendo dalla quantità di ordini effettuati appunto in questi ultimi sei mesi, in cui però il lavoro è andato via via scarseggiando sempre di più, per cui di nuovo non è certo la pigrizia dei rider ad aver loro fatto completare poche consegne”.

“Per questo insieme affermiamo che siamo stufi di essere presi in giro e ci opponiamo a questi accordi miserabili che ancora mostrano tutto il disprezzo che Uber ha avuto per le migliaia di rider che per lei hanno lavorato. I rider sono lavoratori subordinati e come tali hanno diritto di poter rientrare nell’applicazione della legge 223/1991 (procedura di licenziamento collettivo).  Riteniamo che sia fondamentale l’azione delle istituzioni, da quelle locali fino a quelle nazionali, nel farsi garanti del rispetto delle normative e dei cittadini che sul loro territorio vivono e lavorano di fronte a una multinazionale che ha depredato il territorio, non pagando decine di milioni di tasse, e sfruttato oltre il limite della legalità i suoi abitanti”.

Il sindacato porterà le sue posizioni che   all’audizione con la  Commissione della Regione Lombardia “Attività produttive, istruzione, formazione e occupazione” giovedì 26 luglio prossimo.  “Il comportamento di Uber non può diventare un precedente. Continuiamo sulla strada delle impugnazioni di licenziamento, decine dopo decine”.

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