La libertà di Marco Albino e le croci sulle vette

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Di Fabio Massa

Esiste un limite alla propria libertà. Personalmente penso che la libertà sia tutto, e che le scelte che di fatto la limitano devono essere prese in modo molto consapevole. Chi pensa che le istituzioni possano dire quel che pensano, senza filtri, è un illuso. Io lo so bene, benissimo. Così mi stupisce lo stupore di Marco Albino Ferrari, l’ormai ex capo della comunicazione del Club Alpino Italiano che – avendo pure fatto in tempo a varare due belle gare sulla comunicazione – è finito dimesso perché, vai a capire se fake news oppure no, si è scatenata la bufera sul fatto che bisognerebbe levare le croci dalle vette. Che cosa c’è di più caratteristico di una croce su una vetta? Niente. E infatti tutta la destra è andata all’attacco. Fin qui, niente di nuovo e niente di strano. Quando si tocca la croce, sia essa in una scuola, o in un’aula di consiglio comunale, o una vetta, la polemica è assicurata.

Mi stupisco però che Marco Albino Ferrari non se ne renda conto. Del resto sul suo posizionamento politico c’è poco da dire. Esiste. Ed esisteva anche quando è stato assunto al Cai, e dunque i vertici del Cai erano consapevoli di chi stavano assumendo. Autore di un blog sul Fatto Quotidiano – al quale peraltro ha affidato la replica alle recenti polemiche – nel novembre 2022 se la prendeva con il tipico esponente della “sovranità culturale”. Foto eloquente con Matteo Salvini in primo piano e Giorgia Meloni sullo sfondo. Altra piccola filippica finale sulla religione: “Se per lui (il sovranista, ndr) è una buona giornata e si sente in pace con l’ambiente, ringrazierà una divinità ebraica (che ha generato un figlio mediorientale, ma che l’iconografia “tradizionale” della nostra nazione vuole biondo e con occhi azzurri) di averlo fatto un vero italiano. E chiederà di proteggere, lui, la sua famiglia e tutte le cose “tipiche” della sua Patria”. Questo lo scriveva nel 2022. Dodici anni prima così scriveva del “Berlusconismo”: “Il berlusconismo è la quintessenza di una politica per fazione (o con Berlusconi o contro Berlusconi), di una politica sovraordinata allo Stato e non – come dovrebbe essere nella modernità occidentale – subordinata ad esso”. Era un tempo lontano, sono passati 12 anni, ma quello che Marco Albino Ferrari è che quando si è istituzione non si può dire tutto quello che passa per la testa perché prima si tutela l’istituzione, poi si tutela la propria libertà.

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