Di Fabio Massa
E così, dopo la simpatica bidella che ha fatto il giro del mondo con la notizia – falsa, falsissima – del pendolarismo tra Napoli e Milano, adesso arriva la professoressa che su 24 anni di servizio ne ha passati in cattedra solo 4. Che cosa hanno in comune i due casi? Lo dico io, e so che mi beccherò un po’ di critiche. In comune hanno certificati medici di malattia o di assistenza per malati in famiglia. Tanti, abbondanti, tutti sicuramente giustificati. Ma tali da essere tollerati solo e unicamente nel settore pubblico perché nel privato una roba del genere non sarebbe mai potuta succedere. La bidella di Napoli si è fatta bella dicendo che faceva la pendolare e invece no. La professoressa pure: ha risposto a un articolo del Corriere, anni fa, dicendo che il problema dell’assenteismo al sud è frutto delle pessime infrastrutture. Oppure del fatto che qualcuno non ha voglia di lavorare. Come lei, che risponderà – ha annunciato – punto per punto, ma dopo. Perché adesso – testuali parole – “è al mare”. Ah, che bella Italia, bellissima. Ma c’è qualcosa d’altro che davvero mi scandalizza. Non il caso di questa signora che non ha capito che il suo datore di lavoro non è lo Stato ma quei ragazzi a cui avrebbe dovuto insegnare, e che quindi ha deluso e danneggiato nel loro futuro e percorso formativo. No, quello che mi scandalizza è il tribunale che in primo grado le ha dato ragione, alla signora professoressa. Malgrado tutto, il tribunale in primo grado le aveva dato ragione, l’aveva reintegrata. Poi ci è voluto l’appello, e la Cassazione. Tutti innocenti, per carità, fino al terzo grado di giudizio. Però ogni tanto anche i lavoratori non lavorano, e anche i lavoratori sono colpevoli, e anche i lavoratori statali. Ma come è possibile che un giudice abbia potuto pronunciarsi così?